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UNA SETTIMANA AL TOP

Lunedì, 29 Ottobre 2012



Quella appena passata è stata una settimana intensa. Da domenica a domenica abbiamo disputato ben tre partite, di cui due in trasferta. Una in Belgio per la Champions League e una a Ravenna per il Campionato.

La prima delle tre partite, in casa contro Piacenza è andata decisamente bene: bottino pieno, bel gioco e gran pubblico. Poi, armati di passaporto voliamo in terra estera, come ho detto prima, in Belgio. Questo paese mi ha fatto una piacevolissima impressione. Intanto nel paesaggio: pulito, ordinato e molto verdeggiante. Poi, anche nella sua gente: semplice, cordiale ed educata. Due particolari mi hanno lasciato impressionato. Il primo erano le numerosissime biciclette che giravano per le strade del centro della città in cui alloggiavamo e la cosa ancor più interessante era che si comportavano come un vero e proprio mezzo di trasporto, da 'rispettare'. Insomma erano parte integrante del traffico, incentivate anche da tantissime e bellissime piste ciclabili. Era bello vedere questo via-vai continuo.

Il secondo particolare, invece, è stato vedere un bambino credo di sei o sette anni che girava da solo, e sottolineo da solo, per i marciapiedi della città con in spalla la propria chitarra che simpaticamente appariva quasi più grande del suo piccolo corpicino. Ho avuto la sensazione di un paese davvero sicuro e pacifico. Invidiabile.

Ieri siamo tornati da Ravenna e abbiamo così concluso una settimana molto intensa. Anche se sinceramente davanti ne arriva un'altra non da meno.

A Ravenna è arrivato l'ennesimo fantastico epilogo. La vittoria. Sono e siamo davvero molto orgogliosi soprattutto dell'atteggiamento che mettiamo in campo. Quest'ultimo credo sia la vera benzina nel percorso verso una vittoria, e non è mai così semplice mettere l'energia giusta in ogni partita. Deve essere equilibrata: ne troppa ne troppo poca; non deve essere nevrotica ne permissiva. Credo ci voglia sempre il giusto mix di aggressività animalesca e sangue gelido.

Spero vivamente che Ravenna possa passare una stagione positiva perchè è una piazza che ha tradizione, pubblico ed entusiasmo. Ogni volta che ho giocato al Pala de Andrè ho apprezzato sempre molto l'atmosfera. Spero che continui a vivere perchè per la pallavolo sarebbe un bene.


Stamattina ho qualche problemino con la caldaia e dato che il freddo è improvvisamente arrivato sarebbe utile dargli una sistemata. Mi attivo. Poi, esco a fare un po’ di commissioni tra cui anche un po’ di spesa che non fa mai male. Il frigo piange.




IL PRIMO PASSO PER UNA GIUSTA DIREZIONE

Lunedì, 22 Ottobre 2012



Il debutto in Champions League è alle porte. Quest’ultima è un altro grande palcoscenico il quale ci vede partecipi e soprattutto nel quale vogliamo figurare come protagonisti. Il debutto è sempre interessante, perchè come in ogni viaggio, in ogni corsa, in ogni gara, la partenza dà la direzione.

Un pò per logica partire bene vuol dire aver preso la direzione giusta, un po’ per comodità partire bene vuol dire mettere subito punti in classifica per permette poi di gestire al meglio le forze collettive, che durante l’anno (molto lungo) devono essere ben distribuite, e un altro po’ per il morale partire bene vuol dire progredire a testa alta e assorbire più sicurezze possibili. Quelle sicurezze che solo le vittorie ti possono dare.

Con Jiri Kovar fuori da giochi dobbiamo essere ancora più bravi e più uniti. E’ un’assenza che senz’altro peserà. Niente alibi, anzi, queste sono le occasioni (io la vedo così) per fare un ulteriore salto di qualità. Con pazienza e coesione dobbiamo essere bravi, innanzitutto, ad aspettare Jiri e poi continuare a riempire ogni centimetro del ‘nostro quadrato’ con mentalità e concretezza di altissimo livello.


Domenica abbiamo fatto una grande partita: alta intensità di gioco, perseverante concentrazione e una sana e ampia dose di divertimento. Inoltre lo abbiamo fatto contro una delle migliori squadre del campionato e proprio contro queste, per ora, si sono viste le nostre migliori prestazioni. Segnale non da sottovalutare.


Tornando all’Europa, domani si parte in mattinata presto, per Lennik (Bruxelles, Belgio). Non ci sono mai stato quindi sono contento, anche solo dal pullman, di vedere questa famosa capitale. Un buon libro, musica e ovviamente tutto il team, saranno i miei compagni di viaggio.




PER ESSERE SEMPRE CHIARO

Lunedì, 8 ottobre 2012



Corriere Della Sera del 7 ottobre 2012. Il titolo di una mia intervista recita: "Nato in Croazia ma non voglio stranieri in Italia".

Ora, per essere sempre chiaro e senza fare inutile polemica, il mio intento con queste poche parole è di evidenziare, come sempre, il vero.

L'articolo è interessante, scritto bene e soprattutto coerente con quello che ho detto al telefono. Lo ripeterei allo sfinimento. Il titolo no, assolutamente no! Il virgolettato non è uscito dalla mia bocca. Come al solito, purtroppo, il titolo deve attirare attenzioni e quindi si tende troppo spesso ad ingrossare (drammatizzando ogni singola parola) il tono che invece è stato educato e razionale. Sembra una frase razzista e a me non piace.

Tra l’altro, per essere sempre chiaro, io gli stranieri in Italia li voglio, come voglio un italiano all’estero. Tuttavia nell’articolo parlo di volley e di situazioni legate allo spirito sportivo. Punto.

So bene che chi sceglie i titoli non è colui che stende il testo dell'articolo (incredibile ma vero, e ancora non capisco che logica c'è), infatti ecco perchè il titolo non corrisponde con quello che davvero, in seguito, dice l'articolo. Mi darei oltre che del razzista anche dello stupido: "nato in Croazia ma non voglio stranieri in Italia" è una frase davvero contraddittoria dal punto di vista letterale.


Mi dispiace davvero e mi fa pure incazzare.

Nessuna lotta, non ne ho voglia, mi preme solo far emergere quello che davvero è. 'È' nel senso più completo del termine.


Grazie.




ALZIAMO AL CIELO LA SUPERCOPPA ITALIANA

Lunedì, 1 Ottobre 2012



Inizio col botto mi viene da dire e da pensare. Supercoppa Italiana alzata al cielo tra migliaia di coriandoli bianco-rossi. Un'altra sfida memorabile contro Trento, ancora al tie-break, fanno di questa domenica, oltre che una giornata molto positiva per noi, un meraviglioso spot per quello che la pallavolo è stata capace di trasmettere. Ancora una volta.

Abbiamo giocato a Modena in un'atmosfera elettrizzante: un pubblico da applausi, un rumore costantemente caloroso, un'aria piena di vita. E di sport.

Ce ne siamo date di santa ragione noi e Trento; prima noi, poi loro, ancora noi e di nuovo loro. Infine noi. Una partita bellissima, divertente, con grandi difese e con un’abbondante dose di agonismo. Credo, tenendo conto anche del fatto che è stato per entrambi il debutto stagionale, che il livello espresso in campo sia stato molto alto.

I nostri tifosi erano li, con noi, a sgolarsi e a soffrire come pazzi. Ne è valsa la pena. Grazie Ragazzi.

I gufi e le statistiche dicono che chi vince la Supercoppa non vincerà più nulla. Per ora è stata la realtà. Bene. Intanto credo sia uno stimolo ulteriore per invertire "l'andazzo" e poi, come sempre, vincerà (in futuro) chi se lo meriterà, non chi non vince la Supercoppa. È sport, non matematica. Per fortuna, altrimenti ero spacciato.


Serata di festeggiamenti, abbracci e fiumi di sorrisi.

Ora vado, una bella giornata libera mi aspetta. Il sole splende e io sono felice.




RINGRAZIAMENTI

Domenica, 2 Settembre 2012



Ciao a tutti.

Scrivo di fretta, ma non voglio rimandare, quindi vado dritto al sodo.

Ho ricevuto, dopo l’Olimpiade (anche prima a dir la verità) e in occasione del mio 26° compleanno, tante tante tante, davvero tante e-mail/lettere di complimenti e di auguri, ho ricevuto simpaticissimi (in alcuni casi anche golosi) regali, in più quaderni con tante belle parole e addirittura video su internet. Dopo parecchio tempo sono riuscito a leggere, vedere e gustare tutto. Ci tenevo, come ci tengo a dire a tutti quelli che hanno ‘partecipato’ a concretizzare tutti questi splendidi pensieri che ve ne sono profondamente grato. Sapere di avere gente che apprezza l’uomo che sta dietro all’atleta, per me, ha un valore inestimabile. Quest’ultima è una personale vittoria morale. Quindi grazie, grazie a tutti voi.

Ho apprezzato ogni parola, ogni pensiero, ogni cosa che avete fatto per me. Purtroppo non riesco a rispondere a tutti e vi prego di non prendervela, però sappiate che dietro questo schermo c’è una persona che da valore a tutto quello che succede ‘fuori dal campo’.


Da qualche giorno mi trovo a Macerata, la nuova stagione è cominciata e presto ci sarà già un trofeo in palio, il primo della stagione: la Supercoppa Italiana. Ci stiamo dando dentro, il cantiere è aperto e il materiale a disposizione è ottimo. Questo è il momento di costruire.


Sotto le note di una piacevole musica Remix vi rinnovo i miei ringraziamenti e vi auguro una buona serata.

Vi abbraccio tutti.




ESTREMAMENTE LONDON 2012

Mercoledì, 22 Agosto 2012



Di solito scrivo la sera, invece questa volta lo faccio di pomeriggio, dopo pranzo. Forse dato che non parlo di una cosa solita il destino ha deciso di non farmi andare (per oggi) al mare e di, una volta razionalizzato tutto, scrivere quello che penso e quello che sento riguardo all'esperienza olimpica. Prima di 'esperienza olimpica' avrei voluto usare un aggettivo ma mi sono reso conto che non esiste un aggettivo per descrivere questa mia Olimpiade, o comunque non renderebbe l'idea. Chiudendo questo primo pensiero dico che l'Olimpiade, nel bene e nel male, guardandola da tutti i punti di vista e vivendola profondamente...è!!!


Oltre all'esperienza sportiva c'è molto altro, almeno per me. Sono state tre settimane lunghe, intense, difficili in alcuni casi, emozionanti e formative, ma la cosa che mi ha lasciato il segno e me lo lascerà per sempre è quanto quest'esperienza mi abbia scavato dentro; di quanto si è impadronita di me e di quando mi abbia scombussolato. Come un mix di frutta si fonde all'interno di un frullatore e chissà poi quale sarà il gusto del frappé, io mi sentivo in un vortice di sensazioni intrecciate tra loro che non sapevo però dove mi avrebbero portato e cosa mi avrebbero fatto fare.

L'inizio è stato più complicato perchè ci si sente quasi persi, in una dimensione che non conosci e che soprattutto non pensavi esistesse. Certo prima di partire provavo ad immaginarmela, ma la realtà era di più. Dall'alto al basso, da destra a sinistra. L'Olimpiade ha decisamente spostato i confini di me stesso, mi ha fatto conoscere meglio, mi ha fatto litigare con me stesso, mi ha poi fatto ricomporre e mi ha fatto vivere una gioia che rimarrà nella storia. Per sempre.

Gli umori all'interno di una giornata variavano spesso e di molto e non so perchè sinceramente. Sarà perchè tutti gli atleti (tantissimi) all'interno del villaggio si preparavano a sfide, gare, ansie, paure, sconfitte e vittorie e quindi emanavano tutte le loro emozioni sotto forma di energia. Quest'ultima, pensando un pò romanticamente, avevo la sensazione che fosse da tutti assorbita, poi vissuta, usata e di conseguenza ancora una volta espressa, esternata. Era un'energia impalpabile, invisibile, spesso incontrollabile e ingestibile eppure vi assicuro che c'era. Un pranzo, un allenamento, un viaggio al palazzetto, per non parlare poi delle partite, qualunque cosa dava e toglieva tanto. Ti senti forte e sicuro in un momento quanto incazzato e deluso dopo qualche ora non riuscendo a spiegarti il perchè. L'importante a quel punto era non capire ma vivere. Tutto.

Non riesco a dire che l'Olimpiade è stata bella, non basta. E' stata anche brutta, difficile, un vero casino a volte. E ora pensando a London 2012, sentendomi infinitamente fortunato di averla vissuta, so che è stata completa, unica e assolutamente imparagonabile a qualunque altra mia esperienza. Tutto ciò perchè è stata la più estrema di tutte. Estrema è l’aggettivo che più di addice ai Giochi Olimpici. Ripeto non posso dire solo cose belle a riguardo, sarei ipocrita ma proprio perchè è stata tutto e tutto insieme, ne torno migliore, dentro: come una strada sconosciuta e poi quella di casa mia, come un biscotto che adoro e una fetta di prosciutto crudo che non riesco a sentirne l'odore (e credo ancora oggi di essere l'unico al mondo), come una giornata di sole al mare e una domenica mattina di pioggia, come la propria maglietta fortunata che si mette nelle occasioni importanti e il maglione di lana che ti fa schifo ma che il gelo ti obbliga a mettere.

Ricordo quando verso la mezzanotte prima di andare a letto andavamo nella gigantesca mensa nel villaggio (con chi aveva voglia di sgranocchiare qualcosa) e mi facevo una scodella di latte e cereali; ricordo il momento caffè al chioschetto vicino alla nostra palazzina e tra chiacchiere e risate ci preparavamo per andare ad allenarci; ricordo quant'eravamo fighi alla serata della cerimonia; ricordo il nostro autista 'Big Ben' che ci accoglieva con musica stupenda e un umore da uomo che ama la vita. Un nostro grande tifoso.

Ricordo la brutta sconfitta con la Bulgaria nel girone; ricordo la sveglia alle 5.30 per andare a giocarci il bronzo; ricordo l'interminabile viaggio nei giorni delle partite dal villaggio al palazzetto (1.15 h quando andava bene).

Tante cose mi hanno dato fastidio. La prima cosa è stata non vedere il nostro staff alla cerimonia d'apertura, anche loro erano i protagonisti e come tali dovevano ricevere il benvenuto dal pubblico sfilando con noi, insieme a noi, invece al posto loro e ovviamente, anzi scaltramente, al fianco della portabandiera Valentina Vezzali, in prima fila, c'erano personaggi più interessati al lato politico più che a quello sportivo dell'evento. Per chi lo avesse già letto, sono venuto a conoscenza anche io, a proposito di questo fatto, di un commento di Enrico Mentana: concordo pienamente con lui. Purtroppo, e sono molto sincero quanto dispiaciuto nell'ammetterlo, anche questa è una delle facce del nostro paese. Mi ha dato fastidio che prima dei Giochi Olimpici ci è stata fatta violenza psicologica sul fronte social network e comunicazioni. Non si poteva dire e fare nulla, minacciando gli atleti di una squalifica immediata con tanto di multa. Poi una volta a Londra, ci siamo resi conto che queste ostruzioni erano state fatte solo a noi italiani. Ostruzioni per altro insignificanti, contraddittorie e contro lo spirito olimpico (questo è un mio personale parere e non mi permetto di andare oltre). Ovviamente casi estremi come commenti razzisti sono stati giustamente e severamente puniti, ma se pubblico una foto di me con Kobe Bryant,  perchè non posso farlo? A proposito dell'asso dell'Nba: lui è il più campione tra i campioni che ho visto. E' un tipo semplice, disponibile e con il sorriso sulle labbra.

Inoltre ho visto due cose curiose che mi hanno colpito: una mattina a colazione vedo passare un velocista americano molto forte con circa 15 uova in un piatto. Dieta proteica di alto livello. Dopo qualche giorno incrocio tutti i giocatori del Dream Team mangiare al Mc Donald. E' stata un'immagine curiosa e divertente.


Noi siamo andati alla grande. Medaglia di bronzo, ma soprattutto medaglia. Abbiamo sentito tanti italiani, e sottolineo tanti, che ci hanno voluto incondizionatamente bene, hanno tifato e sofferto per noi e con noi. Abbiamo sentito anche qualcuno, e sottolineo qualcuno (perchè nel mio stile di pensiero voglio guardare sempre il lato più positivo delle cose, anche se non sempre ci riesco), che con un po’ di cattiveria di troppo ci ha voluto vedere cadere in basso. Il bello è che noi siamo caduti, ci siamo fatti pure molto male, ve lo posso giurare. Ma, cazzo, insieme ci siamo alzati, nuotando nella merda, mangiandocene anche un pò, ci siamo rialzati e una volta puliti abbiamo messo la tuta e, insieme a Bovo, siamo saliti sul podio olimpico. Abbiamo fatto il massimo, ne sono convinto, ecco perchè sono felice. E' vero che l'oro è, sarà e resterà sempre un obiettivo ancora non raggiunto e da raggiungere, come è altrettanto vero che scendere dal podio sarebbe stato deludente. Detto questo noi abbiamo conquistato il massimo che a Londra potevamo conquistare. Forse adesso possiamo vincere l'oro, forse prima potevamo vincerlo, non lo so e non lo sapremo mai, ma lì e in quel momento abbiamo fatto il massimo. Prima di partire, mi sono ripromesso, davanti allo specchio, che da Londra sarei tornato senza rimorsi. Sono tornato da Londra senza rimorsi e con la consapevolezza di aver fatto parte di un grande gruppo, di una grande squadra, sono tornato cresciuto e più forte interiormente. Sono tornato arricchito. La crescita di gruppo è stata quella, un'altra volta, nel momento più importante della nostra storia insieme, di fare quadrato (come si suol dire), di incollarci e di guardare solo e soltanto l'obiettivo comune quando era importante farlo. La crescita personale è stata quella di essermi piaciuto nei momenti difficili.

Da dentro e credo anche da fuori mi è sembrato che questa Olimpiade abbia avuto un grande successo di seguito. Gli impianti erano sempre pieni, l’organizzazione inglese era sicura (a volte anche troppa ma è giusto così) ed efficiente.


Sto scrivendo tanto e forse potrei andare avanti, ma gli occhi cominciano ad incrociarsi.

Mi scuso per le parolacce intanto, ma so che non ve la prenderete più di tanto.

Voglio profondamente ringraziare chi ci ha sostenuto, chi ha gioito e sofferto con noi, chi mi ha scritto prima, durante e dopo l'Olimpiade. Non ho risposto a tutti, lo so, ma lo faccio ora abbracciandovi tutti quanti e dicendovi onestamente che quello che mi scrivete e per come dimostrate di apprezzare questo sport mi rende ogni volta una persona felice. Davvero felice. Grazie.




ANCORA UN PO’...INTANTO PENSO, SENTO E SCRIVO

Direttamente dalla rubrica ‘Undersurface’ di Supervolley di Luglio 2012



Manca poco più di un mese.... Devo dire a che cosa? Lo ricordo solo perchè mi piace sentire il sapore di quella parola: manca più di un mese ai Giochi Olimpici di Londra 2012.

La preparazione è iniziata da qualche settimana e sta procedendo come da programma. Per assurdo, anche se manca poco, manca ancora tanto per noi. Sarà la voglia di scendere in quella pista rossa a strisce e numeri bianchi e fare i 400 metri che completano il giro dello stadio Olimpico, sarà la voglia di giocare una (per molti la prima) partita Olimpica, sarà la voglia di partecipare all'evento di tutti gli eventi, sarà la voglia di mettere un segno indelebile nelle due settimane più importanti nella carriera di un'atleta, anzi nella vita di un'atleta o di un'ex-atleta (perchè l'Olimpiade è per sempre), che ti fa dire: 'che palle manca ancora un mese!'.

C'è molta curiosità nel vivere il Villaggio Olimpico, mangiare nella mensa e vedere gli atleti migliori del mondo di tutte le discipline in maglietta e pantaloncini, con i propri zaini appoggiati alla propria sedia, pronti per andare o appena arrivati da un allenamento o da una gara, scrutando in loro gli stati d'animo di una sconfitta o di una vittoria, curiosità nel vedere dal pullman che ci porterà dal Villaggio al palazzetto e viceversa le strade di Londra invase da turisti e da tifosi che vengono apposta per godersi l'Olimpiade. Curiosità nel condividere un edifico all'interno del Villaggio con i propri connazionali, scambiare pensieri, sensazioni e preoccupazioni sulle rispettive discipline andando insieme, ad esempio, a fare colazione. Fare una foto con Federer e fargli l'in bocca al lupo, vedere Bolt che passeggia e fargli, sorridendogli, il gesto 'dell'arco' che lui stesso fa dopo una vittoria nei 100 metri. Credo sia unico condividere lo sport, e tutto quello che comprende questa parola, con atleti provenienti da tutti i paesi del mondo, che parlano lingue diverse, che hanno colori della pelle diverse, che hanno divise diverse e particolari modi di fare e di essere che fanno parte della loro cultura. Credo che come sarà vissuto lo sport all'interno di un Olimpiade darà a tutti quelli che ci parteciperanno e a tutti quelli che assaporeranno questo evento dalla tv o dagli spalti una crescita personale, un salto di qualità. L'Olimpiade trasmette valori, valori che fanno bene al cuore e all'anima, valori che nessun altro momento e nessun altro posto ti può far vivere. L'Olimpiade è unica. L'Olimpiade è l'Olimpiade.

Personalmente non sono andato in nessun sito internet, non ho visto nessuna rivista o articolo di giornale che illustrava immagini di Londra 2012, dai palazzetti al villaggio, nulla. Ho deciso di volermi godere tutto dal vivo, tutto al momento, non voglio pregustarmi nulla. Voglio vivere l'istante, non prima ma durante. Ora il mio pensiero va, insieme alla squadra, a ricercare la miglior condizione possibile per ottenere il miglior risultato possibile all'evento più importante possibile. Stiamo sudando, correndo e saltando parecchio, ci stiamo incazzando se le cose non vengono e stiamo esultando quando invece le cose vengono come vogliamo, stiamo cercando di ottenere il massimo da noi e dal nostro compagno e forse anche qualcosa in più. Si perchè lì ci vorrà quel qualcosa in più, quel qualcosa in più che non ha né nome né forma ma ha un'essenza intensa e fondamentale.

Quando quella fiaccola il 27 luglio 2012 comincerà a brillare di luce propria, le mia vita sarà cambiata e il mio stomaco si ingrandirà per far spazio a sensazioni mai provate. Di altre previsioni non ne ho, oggi ho solo la certezza di vivere ogni giornata che mi stacca dall'inizio dei Giochi Olimpici unicamente per quei meravigliosi cinque cerchi.




CAME BACK

Lunedì, 2 luglio 2012



Came back from Dallas, Usa. Forse con quindici set in settantadue ore abbiamo battuto un record! Il resoconto è di due sconfitte e una vittoria ma abbiamo messo in campo tanti minuti e tante situazioni di gioco dopo un intenso periodo di preparazione fisica e atletica. Abbiamo tolto un pò di ruggine dagli ingranaggi e ora, in Italia, continueremo a lavorare sui dettagli, puntando come sempre e a volerci migliorare.

Dallas è...americana! Il panorama non offre montagne, il paesaggio è arido infatti il clima è 'very very hot'. Non si sente l'umidità classica dei periodi caldi che ci sono ad esempio in Italia, o meglio nelle città italiane, ma il sole brucia. Brucia da non riuscire a starci sotto per più di qualche minuto e dato che gli Usa sono anche il paese del consumismo (ora ne sono assolutamente convinto), al contrario, negli spazi chiusi come i corridoi degli hotel o gli spazi dove si mangia o si fanno riunioni, nelle palestre, nei negozi (ecc...), l'aria condizionata è sparata a temperature polari. Insomma per intenderci all'interno senza felpa soffri, fuori ti vorresti strappare addirittura la pelle di dosso. E' un paradosso che fa sorridere e ogni tanto sbuffare!

Il centro della città non è molto grande ma ben fornito di grattacieli tipici della nazione, imponenti e rivestiti di vetrate. Meravigliosi. Le luci di sera affascinano gli occhi e rilassano la mente. Le strutture che hanno le trovi solo qui.

Mi è piaciuta moltissimo la gente americana, davvero molto ospitale, cordiale, gentile e curiosa di sapere chi e cosa fa lo straniero che passa di lì. Ero già stato negli States e mi ero già fatto un'idea simile, ora è un'idea assodata. Credo che qui la gente abbia meno pregiudizi che da noi in Europa. Ho percepito una mentalità più aperta, più altruista e queste due cose mi piacciono molto perchè credo siano valori che messe a disposizione nel e per il proprio popolo faccia da collante in una nazione, infatti, patriottica come lo sono gli Stati Uniti d'America. Per sentito dire in Texas hanno una mentalità molto particolare rispetto al resto della nazione, sicuramente è così, non lo so, una settimana (tra l'altro di allenamenti e partite) è troppo poco per capire le varie sottigliezze che distinguono uno stato dall'altro in questi enormi Usa, ma posso dire per certo che la gente americana è: 'open mind'.


Da giovedì saremo in ritiro a Modena, poi dalla settimana successiva torneremo ad allenarci a Monza.

Il viaggio di ritorno, come quello di andata, è stato molto lungo, la settimana americana è stata produttiva e impegnativa, quindi ora approfittiamo di un giorno e mezzo di riposo per rilassarci, stare in famiglia e ricaricare le pile.




FALSI EROI

Martedì, 19 Giugno 2012




Tutti ci stiamo rendendo conto che il momento per il volley italiano vive in un terreno molto scivoloso. Stare in piedi è difficile e se posso dire la mia verità l'olio per terra ce lo hanno messo quelle persone che pur avendo decisamente e direttamente a che fare con la pallavolo non hanno dimostrato quasi mai una vera passione, una passione incondizionata. Io dico che è logico si sia venuta a creare una situazione così paludosa. Si, perchè dato che spesso la logica non lascia dubbi di interpretazione, la pallavolo, anzi più in generale lo sport, non è mondo per non appassionati, non è mondo per chi non rispetta le regole, non è mondo per chi non possiede valori umani che vanno al di là di una vittoria o una sconfitta sul campo.

Dato che in prima persona vivo la pallavolo da qualche anno e dato che con grande umiltà posso dire di nutrire una passione sconfinata per questo sport, mi sono reso conto e me ne sto rendendo ancor di più tuttora, che nel volley sono entrate persone prive di passione pura, quella leale e sportiva, quella che ti accende il fuoco dentro e che nulla te la può far spegnere. Nulla. Quella che ogni tanto fa anche soffrire ma non scappare, come dopo un punto subito o una sconfitta, come, in teoria (e in questo caso mi sento di aggiungere soprattutto), di fronte ad impegni presi e promesse fatte.

Parlo di stipendi non pagati, parlo di regole che permettono a chi non paga di 'farla franca', parlo di chi minaccia i giocatori di non pagarli se domenica non vincono, parlo di chi promette (nero su bianco e non a parole, intendiamoci) e non mantiene, riuscendo a guardarsi ancora allo specchio e continuare a comportarsi da falsi eroi. Si, perchè per me sono falsi eroi.

Qualche mese fa la scomparsa di un mio collega (carissimo collega) ha acceso le luci sui tanti soldini che uno di questi falsi eroi aveva promesso ormai credo tre anni fa. Sembrava che in questi tre anni (di appelli in tribunale, lettere ingiuntive, ecc...) questi soldini non volevano proprio fare il proprio corso. Poi, la tragedia, Bovo se n'è andato e di colpo ecco le promesse del falso eroe di turno che promette di sanare i debiti che doveva già sanare qualche anno fa. Promesse pubbliche. Istintivamente, non mi è venuto da pensare che il falso eroe si sia comportato bene, anzi mi è salita la rabbia e mi sono immediatamente domandato: Ma deve morire qualcuno per farsì che i contratti vengano rispettati? Poi, pensando alla cruda realtà di quella drammatica situazione, alla moglie, ai bambini e al loro futuro ho pensato che in quel momento quei soldini erano vita e mi sono sentito sollevato. Il tanto conosciuto detto 'meglio tardi che mai' aveva in questo caso un significato quasi solo positivo. Dico quasi perchè personalmente la rabbia mi è rimasta dentro ma l'ho accantonata in angolino del mio cuore.

Passano giorni e i soldi non arrivano a destinazione, passano mesi e il caro falso eroe li tira fuori, ma non tutti. Anzi si mette a trattare, come se dall'altra parte del tavolo ci fosse un procuratore che fa gli interessi di un giocatore che andrà in una squadra piuttosto che in un'altra, o più brutalmente ancora, come andare al mercato. Non ci siamo, che schifo!

In più, a mia grande sorpresa, mi imbatto in un articolo di un giornalista che da molti anni vive la pallavolo. Quest'ultimo nel suo articolo applaude il comportamento meschino del falso eroe, scrivendo che ai giorni nostri trovare persone che tirano fuori soldini di tasca propria non se ne trovano. Verissimo. Fatemi capire allora: quindi quando qualcuno lo fa, tra l'altro dopo tutti questi anni, dopo tutte le promesse fatte e i contratti firmati e controfirmati e dopo tante spiacevoli giornate da parte di chi questi soldini continuava a non riceverli, bisogna applaudirlo e dirgli che è stato bravo? Forse qualcuno non lo sa ma il falso eroe, per di più indebitato, aveva una bella Ferrari qualche tempo fa e probabilmente ce l'ha anche oggi. Mi è dispiaciuto leggere questo articolo perchè non me l'aspettavo da chi annusa pallavolo da così tanti anni, pensavo che tutti fossimo distanti e contrari al comportamento del falso eroe. Per fortuna rimaniamo in tantissimi. Intanto, la rabbia archiviata in un quell'angolino si è cominciata a gonfiare.

I contratti vanno rispettati e onorati fino in fondo e nei tempi accordati, e scusate la superficialità ma in questa situazione non mi interessa da quale tasca escano i soldini. Quelli sono i problemi di chi offre e promette contratti e quindi stipendi ai dipendenti e di chi ancora oggi continua a non rispettarli. Se io ricevo tutti, non quasi tutti, ma tutti il soldi che mi spettano in un anno e li ricevo dopo ben tre anni, non mi viene da dire bravo a nessuno, anzi. Figuriamoci quando i soldi sono quasi tutti.

Poi ci sono i falsi eroi numeri 2 che vengono, vanno, tornato e ri-scappano dalla capitale. Scappano senza aver finito di onorare contratti, facendo tanto baccano mediatico, solo per motivi personali e non sportivi e avendo anche il coraggio e la faccia tosta di giudicare le prestazioni dei giocatori durante la stagione passata, quando proprio durante la stagione passata il falso eroe numero 2 non rispondeva al telefono nel momento in cui si trattava di giustificare e responsabilizzare i propri oneri verso i suoi giocatori che continuavano regolarmente ad allenarsi e a scendere in campo la domenica, comportandosi da seri professionisti. Loro si che hanno onorato il proprio contratto, per poi sentirsi dire a fine stagione, oltre a non essere pagati, che i risultati non hanno soddisfatto colui che in primis non ha messo nelle condizioni perfette la propria squadra di lavorare. Non ci siamo nemmeno qui e pure qui aggiungo: che schifo!


Io credo che la pallavolo sia un mondo meraviglioso, personalmente è il posto che mi regala più emozioni, quelle più forti, nel bene e nel male, è la dimensione che mi fa sentire più in assoluto me stesso. Essere se stessi vuol dire semplicemente essere. Questa è la vittoria più grande che esista.

Non vorrei che qualcuno questo mondo lo rovinasse: alcune volte involontariamente, altre perchè non dipende da loro, altre perchè questi falsi eroi vendono false promesse e falsi progetti a chi vuole giocare e guardare la pallavolo. A chi vuole Vivere la pallavolo.


So di essere diretto, crudo e senza peli sulla lingua. Credo sia un pregio, spesso corro il rischio di diventare 'scomodo', ma a me piace così tanto dire la verità, la mia verità, che se non la dicessi farei un torto a me stesso. Ogni tanto vorrei cambiare il mondo ma non sono così presuntuoso da poterlo concretizzare, però mi piace pensare di dargli, a modo mio, una sterzata. Non scrivo, non faccio, non vivo solo per me stesso ma per mettere energia positiva a quello che mi circonda.


Grazie.




GRAZIE FIRENZE

Lunedì, 21 Maggio 2012



Sarò breve ma intenso: prima di staccare completamente la spina e andare in vacanza volevo semplicemente e profondamente ringraziare tutte le persone che erano presenti al Forum Nelson Mandela di Firenze durante l’intero week-end e soprattutto nel modo in cui erano presenti. Giocare in quell’atmosfera è stato unico, emozionante, stimolante. Mi auguro con tutto il cuore di tornare presto a giocare con la Nazionale in questa splendida città, ce lo auguriamo tutti. Questo è l’ambiente che merita la pallavolo e chi ama la pallavolo. Ancora un grazie sincero.


Ora stacco ragazzi, un po’ di mare, sole, famiglia e amici. Ne ho bisogno.

A presto comunque, ho bisogno anche di London 2012.




CHE BELLA CITTA’ LONDRA E CHE BELL’ANNO IL 2012

Giovedì, 17 Maggio 2012



Ora possiamo davvero dirlo forte, urlarlo: ‘‘LONDON 2012’’. Ce l’abbiamo fatta e ce la siamo profondamente meritata questa qualificazione olimpica. Sul campo. E’ fantastico. Unico e raro.

In sei giorni cinque partite, tutte fondamentali, tutte delicate, tutte difficili...tutte vinte.

L’inizio in sordina è un marchio che fino ad ora (da quando questo gruppo è nato, cioè un anno fa circa) ci ha contraddistinto, come ci ha contraddistinto anche la crescita collettiva durante una manifestazione, un torneo, a volte anche in una singola partita o addirittura in un singolo set. Si, questa squadra ha dimostrato un’altra volta di poter risorgere dalle proprie ceneri, di poter imparare dai propri errori, di poter cambiare le sorti di un destino che spesso sembrava quasi segnato.

Sono fortunato, molto fortunato ad aver vissuto una settimana del genere, partite del genere. Le sensazioni e le emozioni che mi da questa squadra sono letteralmente uniche. La fame che spinge ognuno di noi a prendere il pezzo di pane più alto dello scaffale, la consapevolezza di poterlo prendere, la realizzazione che ad un certo punto sembra troppo alto questo scaffale o il braccio troppo corto, la mentalità di vedere oltre, di voler vedere oltre, e ancora la volontà di osare, l’intelligenza di sapere di poter sbagliare, scivolare, la voglia di rimediare, di rialzarsi e, infine, l’unità viscerale d’intenti che si abbraccia col desiderio di vincere, di arrivare lassù per soddisfare il proprio appetito, la propria gloria. Con queste parole descrivo la Nazionale Italiana di pallavolo.

Questa descrizione si fonde quasi perfettamente con l’immagine della finale contro la Germania ed in fondo, razionalmente, abbiamo raggiunto l'obiettivo ‘a modo nostro’. Lottando.


Eccoci ora a Firenze per la prima entusiasmante tappa di World League. Siamo molto felici di giocare in casa, avevamo nostalgia della nostra gente.




UN’OCCASIONE PER VINCERE E PER PENSARE

Mercoledì, 2 Maggio 2012



Si avvicina un momento importantissimo della pallavolo italiana, ovvero il torneo di qualificazione in Bulgaria. Qualificazione per l’OLIMPIADE. Da poco più di una settimana ci stiamo allenando qui a Monza a pieno regime, mattina e pomeriggio, per rispolverare i meccanismi della squadra che nell’Europeo e nella World Cup aveva fatto già molto bene. Il riposo tra i campionati col club e la nuova stagione con la Nazionale è stato nullo, quindi la cosa importante in questi casi è cercare di mantenere un buon stato di forma psico-fisica e durante gli allenamenti puntare a far eccellere i nostri punti di forza per acquisire subito quella fiducia e quella fluidità del gioco che ci hanno fatto spesso vincere. Domenica mattina si parte, per una settimana che per noi e per il paese significa molto...moltissimo.


In questi giorni di ritiro la mia, ma credo anche di tutto il resto del gruppo, quotidianità è leggermente cambiata. Intanto si dorme in una noiosa camera d’albergo e non a casa propria dove si ha il proprio letto, il proprio divano, la propria famiglia e tutte quelle comodità che si hanno quando si è indipendenti. Si mangia sempre insieme, vestiti uguali, insalata-pasta-carne-frutta, insalata-pasta-carne-frutta. Ma a dir la verità, ci si adatta in fretta, grazie soprattutto al bel gruppo che si è riunito proprio al Bovo-Day. L’atmosfera è bellissima, ci si impegna, si suda, ci si aiuta, ci si incazza...si ride, si scherza, ci si confronta. Si fa gruppo. Eccome se lo facciamo.

Una differenza che noto e che ho sempre notato è che la quotidianità della Nazionale ti fa passare molto più tempo a pensare, i tempi ‘morti’ sono di più e più ‘morti’. Mi spiego meglio: quando si è a casa propria tra una lavatrice, un programma in tv che piace, pulizia domestica e giro al supermercato (ecc, ecc...), il tempo passa più in fretta, o meglio, il tempo lo si riempie più facilmente. Quando si è in ritiro, i movimenti sono finalizzati solo alla palestra e all’albergo più o meno ed ecco perchè tra il pranzo e l’allenamento pomeridiano e soprattutto la sera ci si gode più il riposo (anche perchè ce n’è più bisogno dato che gli allenamenti sono di più e più impegnativi) e il riposo ti porta o a sonnecchiare e riflettere. A me porta più a riflettere. Un po’ perchè non sono un dormiglione e un po’ perchè amo riflettere.

Ultimamente penso quanto conti nella vita scegliere. Penso anche a quanto sia spesso difficile scegliere e proprio perchè è un’azione molto difficile ci vuole ragione, un pizzico di istinto (scusate la contraddizione ma credo moltissimo in quest’ultima) e coraggio. L’istinto è quella parte di te stesso che ti fa sentire il fuoco dentro, la passione; la ragione è quella parte di te stesso che fa diventare certamente molto caldo questo fuoco ma in modo che non scotti per poter così convivere, anzi vivere, costantemente e bene con quello che è davvero il tuo IO più profondo. La traduzione è avere la sensazione di ‘sentire’ sempre quello che fai e avere la padronanza delle possibili conseguenze avendo il coraggio di responsabilizzare se stessi davanti a tutto e tutti. Appunto perchè istinto e ragione difficilmente vanno d’accordo e perchè il coraggio sembra sempre meno aggettivo che si possa accostare ad un uomo, scegliere, è la cosa più difficilmente bella che possa capitare. Io credo che rimandare non vada quasi mai bene e per ora mi sono reso conto che responsabilizzandomi davanti alle scelte che la vita mi ha opposto ne ho sempre tratto una crescita personale, intima e profonda. Dietro ad ogni nostra scelta c’è sempre una nuova consapevolezza di noi stessi e se il viaggio di una vita deve essere ‘scoprire’ se stessi, il mio consiglio è: SCEGLIETE.




S  C  U  D  E  T  T  O

Giovedì, 26 Aprile 2012



Trovare le parole per descrivere emozioni è sempre un'impresa assai ardua. Oggi lo è ancora di più. Quel triangolino tricolore un po’ ricurvo ai lati ti porta in un mondo completamente ovattato. Ecco questa è la prima sensazione più o meno razionale che ho percepito.

Domenica 22 Aprile al 22-20 del quinto meravigliosamente interminabile set, è successo...è successo, punto! No so davvero spiegare. Quel 'liquido' che ti scalda le vene, quell'appannamento che ti fa sentire il rumore solo in sottofondo, quello sguardo che non sai dove indirizzare, tutte quelle uniche emozioni che durano pochi istanti, tutto questo è la...Felicità. Domenica abbiamo vinto, abbiamo vinto lo scudetto. Domenica abbiamo raggiunto l'apice della Felicità.

Una partita che è stata la fotocopia riassuntiva di tutta la nostra stagione, risorti dalle proprie ceneri, unendoci, parlandoci, aiutandoci, credendoci. La squadra in cui gioco è una squadra di persone vere che pensano a vincere in qualunque modo, lasciando da parte alibi, sfidando le difficoltà e incazzandosi quando veniamo minimizzati. Noi abbiamo sempre agito e reagito. Questo è lo scudetto del cuore, della testa e delle palle.

Il mio primo scudetto, il primo scudetto di quasi tutti ma, a parte il successo, la fortuna di aver condiviso momenti, periodi, attimi in un gruppo che aveva tanta fame di 'arrivare' e che ci è riuscito al primo anno, ricordi ed esperienze che rimarranno marchiati a fuoco nell'anima me li porterò dietro in tutte le prossime volte che scenderò il campo. Questa è una vittoria che ci ha insegnato tanto.

Purtroppo i vari immediati impegni pallavolistici non ci hanno permesso di festeggiare a lungo insieme, insieme a chi come noi ci ha creduto. Di questo mi dispiace profondamente. Ma dentro so che godiamo tutti e lo faremo per molto ancora.

Personalmente mi sento di dire Grazie. Grazie al gruppo del quale ho orgogliosamente fatto parte, grazie alla Lube e ai suoi 'padroni-presidenti' che con entusiasmo contagioso investono tanto e da tanto, grazie ai tifosi biancorossi, quelli che non ci hanno mai, sottolineo mai, abbandonato e proprio per quelli il carro dei vincitori è aperto. Saliteci.

Ce l'abbiamo fatta! Siamo Campioni d'Italia, e come dice la canzone che cantavamo nello spogliatoio con spumante a fiumi, coppa al cielo, medaglie al collo e bandiere tricolori svolazzanti: che spettacolo, che spettacolo, che spettacolooo!!!!




BOVO

Direttamente dalla rubrica ‘Undersurface’ di Supervolley di maggio



Una stretta di mano due baci sulla guancia, poi dissi: ''Ciao Bovo, fai il bravo''.  Avevamo passato una piacevole serata, avevamo mangiato tanto e bene e come al solito, insieme e grazie a lui, avevamo riso e sorriso. Quella sera, durante il racconto di una delle 'sue storie' (ed erano uniche proprio perchè Bovo le sapeva personalizzare come nessuno) ricordo che, con la pancia bella piena e con quest'ultima in crisi di crampi per il ridere, mi sono dovuto alzare dalla sedia per non stare male. Si, stare male dal ridere. Questo è il ricordo di Bovo più recente che ho e che porterò sempre dentro me.

Bovo ci ha lasciati e il buco, la voragine, il burrone che ha preso il suo posto è maledettamente incolmabile. Istintivamente mi viene da non credere più a nulla, mi viene da pensare che al mondo comportarsi lealmente, svegliarsi alla mattina e impegnarsi per rendersi utile, avere dei valori, non paga. Non paga perchè un campione come lo è stato lui nei campi di pallavolo che lo ha visto portare in alto, spesso e volentieri nel gradino più alto del podio, i colori della bandiera Italiana, ora non c'è più; non paga perchè un padre come lo è stato lui il quale i figli lo vedevano come un mito e ora non potranno più vederlo rientrare in casa per cena, ora non c'è più; non paga perchè un marito come lo è stato lui il quale insieme alla moglie Federica li rendevano la perfezione di un amore, ora non c'è più; non paga perchè un Uomo come lo è stato lui il quale portava con orgoglio il suo pizzetto brizzolato, il quale chiedeva sempre a tutti ''come stai?'' e il quale sapeva, e vi assicuro che non è facile, vivere di gioia, ora non c'è più. Cazzo, non è possibile che non paghi! Ma ancora, scusate, non riesco a crederlo come lo credevo prima. Istintivamente non riesco.

Qualche giorno fa c'è stato il funerale e il fiume di gente a cui Bovo ha lasciato il segno è senza confini. E' stata una giornata dura, indimenticabile. I suoi più stretti amici lo portavano in braccio, insieme. Era avvolto dalla sua bandiera Bovo. La sua gente che non voleva smettere di guardarlo e applaudirlo al suo passaggio. Sua moglie che sorrideva ai figli e trasmetteva loro il coraggio di...ma di chi, di nessuno. Il coraggio unico di Federica, la moglie di Bovo e madre di quattro vivaci bambini che cresceranno e diventeranno grandi con lei. E con lui. Bovo.

Razionalmente penso al presente e al futuro di quattro bambini e di una donna senza il loro Uomo, di due genitori senza...un altro figlio. Bovo ha anche perso un fratello. Penso che io come tanti altri, ognuno dal nostro piccolo, dobbiamo voler prenderci cura di quello che senza lui sembra non poter andare avanti, cioè il futuro della sua famiglia. Quello che conta davvero è solamente questo. Dobbiamo essere tutti forti, uniti e non dobbiamo fare tutti quello che lui non vorrebbe vedere in noi: lacrime e resa.



''Noi siamo qui e ora'' e mai come adesso credo fortemente in questa frase.


Esisterai per sempre Bovo.


Dragan.




RICCO...DI ENERGIA

Giovedì, 22 Marzo 2012


Con S. Giustino è arrivata un’altra bella vittoria. Loro stanno passando un ottimo momento di forma e sapevamo che la partita sarebbe stata molto impegnativa e infatti lo è stata. Siamo riusciti a vincere mantenendo quasi sempre il controllo della partita e gestendo al meglio qualche breve momento di difficoltà dimostrando una reazione immediata e concreta. Siamo contenti.


Durante la settimana scorsa è venuto a trovarci Jack Sintini. Tutti sanno la sua storia, noi abbiamo avuto la fortuna di sapere qualche particolare in più e di averlo vissuto da vicino per qualche giorno. Dico fortuna perchè credo profondamente che la sua persona e la sua forgiante esperienza che Jack ci ha raccontato ci ha notevolmente arricchito. Arricchito dentro. Prima di tutto mi sento di ringraziarlo perchè la sua forza è talmente grande che tutte le persone intorno a lui riescono a percepirla e ne fanno così grande tesoro e anche grande insegnamento. Una forza che deriva da un’energia pura, umana e soprattutto da un’energia umile. Non voglio usare parole banali perchè credo sia molto facile farlo in queste occasioni facendo così la figura del buono e del sentimentale come forse in tanti, o meglio in pochi (per fortuna), hanno fatto ‘usando’ questa situazione.

Io e Jack siamo stati compagni di stanza per un’estate in Nazionale. Prima di quell’estate lo conoscevo solamente come ‘Giacomo Sintini palleggiatore di Serie A’. Credo di averlo conosciuto e non credo di essermi fermato in superficie. Abbiamo avuto feeling sin dall’inizio (quelli che si creano con alcune persone, non con chiunque...è naturale), ricordo delle gran risate in camera, ricordo le sue imitazioni, ricordo che guardavamo insieme un telefilm che ci ha appassionato moltissimo e ricordo che gli era nata da poco la sua bambina, Carolina, e ne parlava sempre, sempre (la chiamava ironicamente ‘La Carota’). Ricordo anche una notte in cui sua moglie Alessia lo chiamò un pò preoccupata perchè la bimba non stava benissimo, Jack stette in bagno per ore cercando di fare il padre e il marito anche da tanti chilometri di distanza. Le fece addormentare da un bagno di una camera d’albergo, al cellulare. Il giorno dopo era tutto ok e Jack il pomeriggio si fece una gran bella dormita!

Ho sempre pensato a Jack come una persona incredibilmente intelligente e passionale. E’ un uomo che stimo e vederlo nuovamente in forma mi ha, innanzitutto riempito di gioia, poi, mi ha fatto aprire un pò gli occhi. Si, perchè mi sono reso conto ancor più e meglio di prima che la vita va assaporata giorno per giorno, dalla mattina alla notte, dalla colazione alla cena, dall’inizio alla fine di un allenamento. La vita va goduta. Basta arrabbiarsi per le cazzate (scusate il termine), basta impermalosirsi per poco, basta soffrire per piccolezze che non condizionano la propria esistenza.

Ecco, credo che in questo momento invece di scrivere ‘FORZA JACK’ come sul quel cartellone azzurro esposto in una partita di World League a Messina la passata estate, scrivo: GRAZIE JACK.

Grazie davvero.




RIECCOMI

Venerdì, 9 Marzo 2012



Dopo un po’ di tempo, forse troppo (lo ammetto), eccomi qua. Per un motivo e per un altro mi sono assentato dalla tastiera, vi sono mancato?

Senza parlare troppo di passato, perchè appunto ormai è passato, rivolgo la mia attenzione al presente e cioè alla vigilia della partita casalinga contro Padova. La squadra patavina è in una zona di classifica rischiosa, mentre noi vogliamo assolutamente mantenere il secondo posto per farsì che quest’ultima dipenda, da qui alla fine, sempre e solo da noi. Per questi motivi quella di domenica sarà una partita significativa, importante, stimolante. Tutti aggettivi che serviranno a farci vivere una domenica entusiasmante.


Ieri, dopo la partita a Monza, abbiamo avuto dopo parecchio tempo una sacrosanta giornata libera. Staccare la spina, anche se solo per 24 ore fa bene alla salute. E’ stata una giornata lontana dalla palestra, in compagnia, un po’ in macchina, al supermercato e dal parrucchiere. Giornata emozionante, produttiva, salutare e molto rilassante.

Stamattina siamo tornati in completino da allenamento per una sostanziosa seduta pesi e un corposo allenamento con la palla nel pomeriggio. Doccia calda, cena e ora a casa a coccolarmi un po’ il divano.


Prima di salutarvi e rimettermi a coccolare il divano ci tenevo a ringraziare di cuore tutte le persone che mi scrivono. SIETE SPECIALI. Grazie ancora.


P.S. Anche se in ritardo, tanti auguri a tutte le donne!


Buonanotte e sogni d’oro.




CHE MALE...

Martedì, 21 Febbraio 2012



Questa sconfitta è durissima da digerire e forse non la digeriremo mai. Mai. L'unica cosa intelligente da fare è prendere tutto il positivo (e ce n'è tanto) di questo week-end e marchiarlo a fuoco nelle nostre menti per farsì che una giornata come quella di domenica ci faccia diventare più forti e vincenti in futuro. Questa squadra è nata a settembre e già a febbraio ha fatto la sua prima finale, rischiando di vincerla contro la squadra più forte del mondo da ormai qualche anno. Detto questo, la sensazione di potercela fare ora è diventata una certezza. La strada è ancora lunga per farsì che questa certezza diventi realtà ma questa strada ora stiamo imparando a conoscerla e con umiltà ci siamo messi sulla corsia di sorpasso. Dobbiamo solo accelerare. E' la cosa più difficile da fare ma noi abbiamo il 'piede pesante'.

Non mi viene molto da dire anche se i pensieri sono miliardi, ma ora non ce la faccio. Mi fermo qui.

Ho risentito la mia intervista post-partita su Rai Sport e il commento successivo di Claudio Galli. Mi riferisco in particolar modo alla mia polemica sulla mal riuscita organizzazione per un evento di tale grandezza. Ovviamente confermo tutto quello che ho detto. D'istinto vedere il palazzetto semi-vuoto è stato semplicemente un dispiacere. Razionalmente penso che si poteva fare di più e meglio per portare maggior pubblico. Intanto i prezzi dei biglietti erano troppo alti, davvero troppo. Poi, fuori dal palazzetto e in giro per la città non ho visto un, e ripeto un, cartellone pubblicitario che presentava l'evento; la notizia non si è diffusa come si sarebbe dovuto fare. Siamo nel 2012 e i mezzi per arrivare a migliaia di persone sono tanti e potenti. Prendiamo esempio dalla nazionale di Rugby: stadi pieni, sempre, eppure, con tutto il rispetto, di grandi risultati sportivi non ce ne sono stati. Il commentatore ha detto che un giocatore deve pensare a vincere e non analizzare il contesto in cui l'evento si svolge. Ma chi siamo, marionette? Un giocatore deve pensare di essere un esempio, deve pensare di trasmettere professionalità e passione a chi paga per guardare. Un giocatore deve pensare dare spettacolo. Un giocatore deve pensare e vincere, verissimo, io (dato che sono stato chiamato in causa) l'ho sempre pensato e sempre lo penserò e quando non lo penserò più smetterò di giocare. Credo che, ed è anche banale dirlo, ogni giocatore di ogni categoria di ogni sport pensi a vincere. Tuttavia, se un giocatore pensa qualcosa che c'entri col contesto, con lo sport, con la possibilità di rendere le cose migliori perchè lo desidera dal profondo dell'anima, perchè non deve dirlo? Io lo dico, certo che lo dico, per fortuna siamo in democrazia a quanto pare. L'ho detto anche dopo la semifinale vinta il giorno prima, a dimostrazione del fatto che la mia non era una giustificazione per la sconfitta ma una constatazione relativa ad un grande evento come è sempre stata la finale di Coppa Italia. Credo siano in tanti che condividono il mio pensiero sull'argomento ed è giusto che questa polemica venisse fuori chiara e tonda per fare in modo che la prossima volta, chi di dovere, faccia un lavoro migliore per il bene di tutti, davvero di tutti.

Finisco dicendo che chi c'era sabato e domenica al palazzetto di Roma ha dato spettacolo. Tutti. La partita è stato uno spettacolo, i tifosi di tutte le squadre sono state meravigliose, colorate, rumorose e soprattutto un esempio di sportività. Il pubblico si è appassionato e si è divertito. Ci sono tutti i segnali perchè questo sport diventi più grande di quello che è. Riempiamo i palazzetti, facciamoci sentire, non molliamo.


GRAZIE A TUTTI.




TRA UN FIOCCO E L’ALTRO

Venerdì, 10 Febbraio 2012



Tornati alle 8 del mattino da Cuneo ieri, la giornata di riposo è stata un po’ strana. Mezza dormita sul divano in tarda mattinata e appena alzato mi sono cucinato uova strapazzate, bacon e pane tostato per gustarmi uno squisitissimo brunch. Ogni tanto mi piace molto americanizzarmi. A forza di mangiare insalata-pasta-carne-macedonia-acqua naturale su a Cuneo avevo voglia evadere un po’ dagli schemi. Verso sera con qualche compagno di squadra siamo andati a giocare a bowling. Molto divertente. Bella e rilassante serata.

Poi oggi, dopo pranzo, inizia la bufera, una vera e propria bufera di neve. Ogni tanto apro la finestra per vedere la situazione, e rimango sbalordito ogni volta e sempre di più. Peggiora di ora in ora. Ormai siamo arrivati ad un metro di neve qui a Macerata. Lo ammetto, così tanta neve non l’ho mai vista in vita mia.

Credo proprio che in questo week-end rimarrò molto a casa, dormirò, cucinerò, pulirò e guarderò qualche film. Si, farò come i vecchietti (con tutto il rispetto ovviamente), disteso sul divano, luci spente e copertina sulle gambe. Mancherebbe solo una tisana, ma non ho ancora il coraggio, mi dispiace.

Vi lascio, appena finisce Zelig, inizio col primo film.




INCREDIBILI MA VERI

Giovedì, 9 Febbraio 2012



Sono ancora a caldo e scrivo a 'ruota libera'. Stasera, se c'era un modo più difficile per uscire da un periodo difficile, da una partita difficile, da un set difficile e poi ancora di vincere questa partita, il golden set e accedere tra le prime otto squadre in Europa... beh, noi lo abbiamo preso in pieno. E ne siamo usciti incredibilmente vincenti. Dico incredibilmente perchè in molti non ci credevano ed è proprio per questo che oltre alla grande felicità che mi scorre nelle vene sento un piccolo sentimento di vendetta, di rivincita, contro chi ci ha fischiato, contro chi ci ha urlato qualche parola pesante di troppo, contro chi non ha creduto in noi. E ce ne sono stati. Poi sento di ringraziare quelli che, invece, hanno sofferto con noi, hanno sudato con noi e hanno spontaneamente saltato di gioia sull'ace di Cristian, perchè in noi ci credevano. E ce ne sono tanti. Ho ricevuto molti messaggi in questi giorni. Grazie ad uno ad uno! Sento di dire che sul carro dei vincitori (anche se per una notte, di viaggio tra l'altro) entra chi ha sempre pensato e creduto alla vittoria. E se non fosse arrivata questa vittoria quella stessa gente ci sarebbe stata comunque vicino.

Questa è stata una delle partite più sofferte, più intense e più motivanti della mia carriera. Stasera sono cresciuto, siamo cresciuti. E comunque andrà, è stata una gran bella serata. Questo conta perchè lo ricorderò per sempre.


Ultima cosa: GRAZIE GIACOMO!!!




SEMPRE IN VIAGGIO MA CON QUALCHE DECINA DI C° IN PIU’

Giovedì, 19 Gennaio 2012



In Italia si sta decisamente meglio, però Novosibirsk ha i suoi lati curiosi e interessanti. Prima di tutto il clima, a meno così tanti gradi la vita cambia radicalmente. Quando siamo usciti dall'aeroporto il primo contatto con l'ossigeno siberiano è stato traumatico: seccati i peli e/o le caccole nel naso, aria che da quanto è fredda non ti permette di aprire i polmoni respirare normalmente, sembra di soffocare. Più di tre minuti, ricoperto dalla testa ai piedi a eccezione del naso, all'aperto non ci riesci a stare. Il ghiaccio copre l'asfalto delle strade, la neve colora i tetti delle case e i fumi caldi delle fabbriche e delle marmitte che condensano con l'aria gelida sono l'atmosfera che caratterizza la città. A Novosibirsk passa la Transiberiana e la stazione ferroviaria era proprio davanti al nostro albergo, il simbolo della città. Di bello c'è stato anche un tramonto di una serata, il cielo era meravigliosamente arancione, mi ha colpito molto.

E’ stata una bella esperienza questa super-trasferta, conoscere così tante differenze rispetto al nostro paese ti apre gli occhi e la mente. Ti arricchisce.

Purtroppo la partita è andata male, però la qualificazione fortunatamente era già in cassaforte, quindi poco male! Loro sono un'ottima squadra, noi ci siamo comportati bene anche senza il nostro capitano bloccato per problemi burocratici alla dogana russa. Però...che sfiga!

Ora siamo già in viaggio per Piacenza dove domenica torna di scena il campionato. Non ci si ferma mai...del resto chi si vuole fermare? Noi no.

A presto.




VERSO IL ‘GRANDE FREDDO’

Domenica, 15 Gennaio 2012



Dopo l'ultimo scritto sono arrivate altre due belle vittorie. Concrete nel risultato e molto buone sotto il profilo del gioco. Questa Lube si sta cucendo addosso il proprio vestito, quello più comodo; devo dire che col passare del tempo e delle partite, questo vestito, sta prendendo sempre più e sempre meglio la sua forma ideale. Ma il vestito è molto grande e la strada per trovare la perfezione delle misure è ancora molto molto lunga e piena di imprevisti.

Oggi di nuovo in palestra per una seduta pesi, dopodiché partenza per il...'grande freddo'. Si, la prossima meta è Novosibirsk, in Russia, esattamente nella regione Siberiana. E' molto lontano ragazzi, infatti il fuso orario segna ben cinque ore di differenza dal nostro. Ci giochiamo la possibilità di mantenere il primo posto nel girone E di Champions League e quindi la voglia di continuare su questa strada è tantissima anche se, in ogni competizione sportiva e non, restare in cima è molto più difficile che arrivarci.

A Novosibirsk ci aspetterà una temperatura di circa -23° e un paesaggio sicuramente innevato e ghiacciato. Per me è la prima volta in un posto così diverso dagli altri, quindi sono molto curioso. Di differenze dalle nostre abitudini ci saranno sicuramente e sono contento di vedere quali, come e quante saranno. Ci siamo muniti anche di cappello di lana e guanti, ci mancava solo la stufetta portatile.


Vi farò sapere.




UN OTTIMO INIZIO

Domenica, 8 Gennaio 2012



Anche l'inizio del nuovo hanno è stato decisamente positivo. Due vittorie, in trasferta, e primato in classifica. L'ultima è arrivato proprio stasera, a Ravenna. I primi due set giocati bene, con grande intensità, avanti sin dalle prime battute. Il terzo, abbiamo avuto un black-out nel mezzo del parziale, merito anche di un avversario il quale non aveva la minima intenzione di mollare. Poi il carattere e qualche muro vincente ci hanno permesso di riacciuffare e vincere il set ai vantaggi.

Mercoledì giochiamo in Champions League, contro il Fenerbache Istanbul. Non vorrei essere banale, ma questa è un partita fondamentale perchè vincere ci farebbe automaticamente qualificare per la fase successiva, mentre perdere vorrebbe dire andare a Novosibirsk (ultima partita del girone) e dover vincere a tutti i costi. La situazione non sarebbe ottimale perchè oltre al fatto che Istanbul è una squadra molto forte, il viaggio è molto lungo e il fuso orario non è per niente cosa da sottovalutare, bene cinque ore. Gennaio è il mese in cui ci possiamo costruire il nostro futuro e renderlo un mese positivo e vincente ci vuole tutto, davvero tutto. Tecnica, tattica, salute, cuore e fortuna.


Stiamo arrivando a Macerata, ormai manca poco. Nel frattempo mi metto le cuffie, ho voglia di ascoltare un po’ di musica, leggere e imparare qualche bel testo delle canzoni che più mi piacciono. Quanto mi piace.


Notte.




2012...PER ESSERE COME VOGLIAMO ESSERE

Mercoledì, 3 Gennaio 2012



Il Capodanno è una bella occasione per festeggiare in sostanza, diciamolo chiaramente dai. Passare una bella serata in compagnia in spensieratezza è una delle cose che l'essere umano apprezza di più in questo mondo troppo frenetico e troppo materialista. Tuttavia anche durante la serata del 31 dicembre il mondo, o comunque la sua maggior parte, si attacca, approfittandone, alla superficialità del materialismo, che sempre più fa parte dei giorni nostri e della generazione del 2000. Infatti, un 'cenone di Capodanno', come si suol dire, costa almeno il doppio di una cena, spesso e volentieri anche più gustosa, consumata in una qualsiasi altra serata. Festeggiare in un locale non né parliamo nemmeno, è quasi inaccessibile se si guarda al prezzo. Fatta questa premessa leggermente polemica credo però che, scavando un pò più in profondità, il Capodanno rappresenti qualcosa di puro e genuino. Ovvero la speranza. Credo che ognuno di noi in questi giorni di addio e di benvenuto al vecchio e al nuovo anno si debba fermare e riflettere su stesso. Il Capodanno, usando una metafora, può essere inteso come un punto o un punto a capo. Riflettere sull'anno passato, sulle cose ottenute e sulle cose sfumate; sulle conoscenze che ci hanno arricchito e su quelle che ci hanno deluso; sulle esperienze che ci hanno forgiato, rinforzandoci, e sulle vicende che ci hanno indebolito e reso più fragili; sui nostri comportamenti più o meno sinceri; sui nostri cuori che più o meno hanno sofferto; sulle conquiste ottenute e sulle occasioni sprecate che forse non si ripresenteranno più. Forse.

Dopo il punto si inizia sempre con la lettera maiuscola e quest'ultima, sempre usando una metafora, può essere intesa come un nuovo inizio, una nuova rinascita, una nuova consapevolezza. Quella semplicemente di fare ancora meglio. Si, meglio, non perchè per forza prima non andava bene, ma perchè nella vita possiamo fare sempre meglio o comunque dobbiamo pensare di poter fare sempre e ancora meglio di prima, altrimenti non ha più senso 'vivere'. Riflettere con se stessi significa crescere, perchè con noi stessi siamo sinceri come non lo siamo con nessuno, tante volte ci manca solo il coraggio di agire in sintonia con la sincerità del nostro Io. Se riflettiamo con noi stessi sappiamo quando abbiamo detto una bugia, quando non abbiamo fatto una cosa che volevamo fare, quando non abbiamo detto una cosa che sentivamo di dire, quando fondamentalmente non siamo stati Noi Stessi. Quando ciò non succede è perchè, normalmente, abbiamo paura e non ci sentiamo completamente padroni della situazione. Infatti sbagliando si impara. Quindi riflettere, riconoscere e fare meglio di prima è ciò che credo sia giusto fare per essere sempre quello che realmente siamo. Con pregi e difetti. Le occasioni si ripresenteranno e noi ci sentiremo migliori per affrontarle. Affrontarle e non subirle.


Buon Anno.