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JONATHAN LIVINGSTON



E crescendo impari che la felicità non e' quella delle grandi cose.

Non e' quella che si insegue a vent'anni, quando, come gladiatori si combatte il mondo per uscirne vittoriosi...

La felicità non e' quella che affannosamente si insegue credendo che l'amore sia tutto o niente,...

non e' quella delle emozioni forti che fanno il "botto" e che esplodono fuori con tuoni spettacolari...,

la felicità non e' quella di grattacieli da scalare, di sfide da vincere mettendosi continuamente alla prova.

Crescendo impari che la felicità e' fatta di cose piccole ma preziose....

...e impari che il profumo del caffè' al mattino e' un piccolo rituale di felicità, che bastano le note di una canzone, le sensazioni di un libro dai colori che scaldano il cuore, che bastano gli aromi di una cucina, la poesia dei pittori della felicità, che basta il muso del tuo gatto o del tuo cane per sentire una felicità lieve.

E impari che la felicità e' fatta di emozioni in punta di piedi, di piccole esplosioni che in sordina allargano il cuore, che le stelle ti possono commuovere e il sole far brillare gli occhi,

e impari che un campo di girasoli sa illuminarti il volto, che il profumo della primavera ti sveglia dall'inverno, e che sederti a leggere all'ombra di un albero rilassa e libera i pensieri.


E impari che l'amore e' fatto di sensazioni delicate, di piccole scintille allo stomaco, di presenze vicine anche se lontane, e impari che il tempo si dilata e che quei 5 minuti sono preziosi e lunghi più di tante ore,

e impari che basta chiudere gli occhi, accendere i sensi, sfornellare in cucina, leggere una poesia, scrivere su un libro o guardare una foto per annullare il tempo e le distanze ed essere con chi ami.


E impari che sentire una voce al telefono, ricevere un messaggio inaspettato, sono piccolo attimi felici.

E impari ad avere, nel cassetto e nel cuore, sogni piccoli ma preziosi.


E impari che tenere in braccio un bimbo e' una deliziosa felicità.

E impari che i regali più grandi sono quelli che parlano delle persone che ami...

E impari che c'e' felicità anche in quella urgenza di scrivere su un foglio i tuoi pensieri, che c'e' qualcosa di amaramente felice anche nella malinconia.


E impari che nonostante le tue difese,

nonostante il tuo volere o il tuo destino,

in ogni gabbiano che vola c'e' nel cuore un piccolo-grande Jonathan Livingston.

E impari quanto sia bella e grandiosa la semplicità.

HO RIATTACCATO LA SPINA

Lunedì, 29 Aprile 2013



Signori e signore, ragazzi e ragazze, bambini e bambine…Scusate, intanto! Lo so…ma non sono sparito, mi sono solo un po' appartato. Sono tornato, sto bene e penso che la vita sia bellissima!


Appena è finito il nostro campionato, appena è caduta l'ultima palla ho sentito un grande vuoto dentro, il vuoto di una delusione e di una conseguente sofferenza. Acida e pungente come una piccola lama su un dito, e dato che un giorno una piccola lama dentro un dito mi ci è entrata per davvero, vi assicuro che fa un male cane. Non me l'aspettavo finisse, per niente. Ero convinto nella rimonta. Non è arrivata. Noi non siamo riusciti a giocare come eravamo abituati a fare, mentre Piacenza ha giocato meglio di come aveva giocato fino a prima dei playoff e hanno meritato più di noi la finale. Questa è la verità. Punto. Questa è la verità (mi piace ripetere questo concetto). I perchè esistono ma sembra che sia tanta la gente che si è messa a spiegarli, quindi per ora mi metto da parte.

Sono fiero però perchè io, noi, abbiamo provato a fare, a vincere, ad aiutare il compagno. Ci abbiamo messo la faccia, la testa e il cuore. E meglio di me, che ero in campo nelle belle vittorie e nelle brucianti sconfitte, non lo può dire nessuno. Nessuno (anche qui ripeto). Solo i miei compagni di squadra, ma ovviamente troverete persone che la pensano come me. Siamo una squadra vera, qualunque siano stati i risultati proprio perchè 'dietro ad una sconfitta c'è lo stesso lavoro che ci sarebbe stato dietro ad una vittoria'. E chi la pensa diversamente, che lo continui pure a dire. A me non mi convincono del contrario, non so a voi.


Qualche giorno dopo, me ne sono andato. E sono andato dove la mia testa si sente sempre leggera e dinamica, il mio animo vivo ma quieto e i miei piedi ben saldi per terra. Il mare.

Ho staccato la spina, ne avevo bisogno e ci sono riuscito. Niente telefono, computer e tecnologie varie. Zero. Solo io e la natura.


Quando sono tornato, di notizie ne ho sentite: 'tutti dicono questo, tutti dicono quello, quell'altro va di là e quell'altro ancora di là…'. I soliti chiacchieroni a cui piace giudicare ho pensato. Che volete che vi dica, ormai lo sapete, io mi sento indipendente dai giudizi quindi nessun problema per me. Quello che mi dispiace é quando sento previsioni sul mio futuro, soprattutto quando queste previsioni sono frutto di sentito-dire e immaginazione. Sembra che lo sappiano tutti tranne io. E' incredibile. Non sono qui per dirvi cosa farò perchè non lo so e poi perchè sono un tipo molto riservato. Non introverso, ma riservato. Come vi ho già detto non ho seguito molto su quello che si è detto e scritto sulla questione Travica-Lube-futuro, ma mi è bastato sentir qualche pettegolezzo in un giorno per farmi un'idea e per credere fortemente che tante persone hanno il naso di Pinocchio. Insomma, può accadere di tutto è vero. Io non ho un contratto e di squadre ce ne sono tante al mondo, ma affermare con certezza trasferimenti, addii e quant'altro è ingiusto. Tutto è partito da una notizia, una notizia di un giornalista. Circa un mese e mezzo fa. Ma sapete una cosa (giusto per farvi assaggiare un po' il sapore della verità)? Questo giornalista Tal dei Tali non mi ha nemmeno chiamato per chiedermi conferma, o cosa ne pensavo. Insomma io sarei il diretto interessato in questa faccenda. Quindi perchè non chiedere a me? Sarebbe così facile, non credete? Spesso mi sembra che la gente non cerchi la verità. Anzi ne sono certo. Credo sia triste.


Ho letto tantissime e-mail al mio ritorno, tantissime. Sono profondamente grato a tutti, non basteranno mai i miei grazie, ma voglio dirvi che apprezzo enormemente le parole di stima che ho letto nei miei confronti. Questa si che è una grande vittoria. Dopo averle lette tutte mi ritrovo qui a scrivervi perchè credo che gli appassionati veri meritino attenzione e soprattutto credo che debbano godere di informazioni sincere dato che c'è chi ci investe tempo e sentimenti. E' semplicemente segno di rispetto.

Mi piace parlare e mi piace scrivere, andrei avanti ad oltranza ma ora devo preparare le valigie, la Nazionale mi aspetta. Non vedo l'ora. Ma di questo avremo modo di parlarne con calma.


Un abbraccio sincero.

SCEGLIERE...

Domenica, 19 Maggio 2013




Voglio condividere con voi la mia decisione. Una decisione importante.

Stamattina ho firmato il mio nuovo contratto. Un contratto che mi lega al Lokomotiv Belgorod, una squadra russa.

E' stata una decisione non facile, lo ammetto, ma è una scelta che mi appaga e che mi stimola molto. E' successo tutto abbastanza velocemente, forse in fondo nemmeno io me lo aspettavo ma dopo aver preso il mio (poco ma indispensabile) tempo per pensarci ho creduto che davanti a me si stava presentando un'occasione concreta che mi convinceva sotto molti punti di vista: pallavolistica prima di tutto, contrattuale e anche, andando un po' oltre, a livello di esperienza di vita. Belgorod è lontano dall'Italia, lontano da casa, lontano (ancor più lontano di prima) dalle persone a cui voglio bene. Me ne andrò li da solo a 26 anni (anzi saranno 27), e mi troverò in un ambiente completamente nuovo e per questi motivi sento di aver fatto una scelta coraggiosa. La pallavolo per me è passione e più cresco più mi rendo conto che anche se non riesco a definirlo come un vero e proprio lavoro, la pallavolo per me, oltre che a darmi la possibilità di rendere reali i progetti che ho in mente e permettermi di inseguire i miei sogni, è soprattutto una continua esperienza umana. E quest'esperienza sotto questo profilo potrebbe essere ricca e interessante quanto, non lo nascondo, difficile e in un certo senso incerta.

A proposito di esperienze umane, quello che mi mancherà ripensando a questi ultimi due anni saranno principalmente i miei compagni di squadra con cui, in modo particolare con alcuni, ho stretto un rapporto che è andato oltre al campo e nella vita di un pallavolista, che spesso lo porta a cambiare città e squadre, non è una cosa che accade facilmente. Sono persone che mi hanno dato tanto e penserò a loro con un sorriso malinconico perchè la difficoltà di questa mia scelta, in questa occasione, è stata soprattutto nel ripensare alle emozioni che in questi due anni, insieme a loro, mi, anzi ci, hanno attraversato corpo e mente. Inoltre credo che sia stato fortunato a vestire una maglia come quella della Lube, con cui ho vinto, ho perso, ho gioito e sofferto…ma comunque, che ho vissuto (come spesso mi capita dire) a bomba!!! Ho lavorato con molte persone che mi hanno rispettato, che mi hanno voluto bene e con il quale, insieme, siamo riusciti a costruire qualcosa di vero fuori e dentro al campo. E quando uso il verbo costruire mi riferisco, oltre che alle bellissime vittorie in campo, anche al sorprendente entusiasmo che si è creato attorno a noi. Credo che quest'ultima sia stata una vittoria profonda, infinitamente appagante e diversa da una vittoria sul campo, che inizialmente non ci aspettavamo ma che sempre più ci riempiva costantemente di energia. Pura energia. Sarebbe stato bello continuare con questa Ital-Lube che ha conquistato tanti cuori (soprattutto, ve lo assicuro, di quelli che poi scendevano in campo per alimentare con i fatti il progetto che inizialmente si era creato)…ma…niente ma, questo è il presente e il passato è appunto passato. Anche se tutti questi cuori, compreso il mio, in questo senso, un po' piangono.

Tuttavia, nella vita come nello sport credo che prima di tutto bisogni pensare a cosa sia più utile e costruttivo fare per se stessi e anche per questo motivo ho scelto seguendo questa nuova strada. Ci sono altri motivi, certo, ma sono un po' più intimi e voglio tenermeli dentro e so che capirete anche questo.

Infine, come di solito si usa fare, voglio ringraziare chi mi ha sostenuto, chi ha creduto in me e chi continuerà a farlo, chi mi ha sorriso e chi, chiedendomi semplicemente una foto insieme, mi ha trasmesso semplicità e felicità di essere lì in quel momento. Ringrazio anche chi mi ha criticato, chi non mi ha difeso (non che ne avessi particolarmente bisogno, per fortuna dispongo di una buona corazza), chi mi ha fatto i complimenti quando si vinceva e chi non mi salutava quando si perdeva. Li ringrazio perchè semplicemente osservando ho consolidato i miei valori, sono cresciuto aumentando in me la consapevolezza nelle cose in cui credevo e in cui tutt'ora fermamente credo. Sento di aver dato tutto il mio impegno e il mio cuore sposando una causa che mi ha permesso di diventare un giocatore migliore e un uomo migliore di prima. Lascio un posto che porterò per sempre nel mio cuore. Vado in posto che non conosco ma che mi stimola curiosità e gran voglia di lottare per fare bene e se possibile ancora meglio.


Sempre con sincerità,

Drago.

COLORIAMOCI DI AZZURRO

Giovedì, 23 Maggio 2013



Parliamo di Nazionale.

Parte una nuova estate, una nuova stagione azzurra che, da lontano, strizza l'occhio a Rio 2016. Si, perchè il progetto che che nel concreto vede atleti nuovi, giovani, alti e grossi si tuffa in questo quadriennio con molto entusiasmo e con alcune piacevoli novità.

Siamo insieme ormai da qualche settimana e ora ci troviamo a Cuneo dove nel finale di settimana prossima giocheremo un'amichevole con la Francia per poi trasferirci a Piacenza e festeggiare Bovo e la sua numerosa, forte e unita famiglia.

Gli allenamenti sono tanti come le ore in palestra, i tuffi e i salti. Un'altra volta viviamo un'atmosfera viva e colorata dove ci si impegna e ci si diverte cercando di consolidare un'identità di squadra che si noti e che dal 2011, questa Nazionale, è riuscita a trasmettere.

Tra poco inizierà la nuova edizione della World League, torneo oltre che bellissimo anche molto utile per giocare, confrontarsi con gli avversari e saper entrare in ottica Nazionale, che resta sempre molto differente da quella di un Club. Noi giocatori, dopo settimane di allenamenti, (scusate il termine) ci rompiamo le palle. Vogliamo giocare, vogliamo sfidare, vogliamo vivere l'emozione di una partita che sul 24-24 sa regalarti qualcosa di unico che appunto solo una sfida vera ti può dare. Tuttavia, giusto per contraddirmi un attimo, credo fortemente che un periodo come questo sia cruciale, perchè stare insieme, rispolverare certi meccanismi e magari allenarne di nuovi, possa dare grandi frutti quando poi si scenderà in campo. Per finire, credo anche voi, che state leggendo in questo momento, (ri-scusate il termine) vi stiate rompendo le palle di non vederci all'opera. Quindi portiamo pazienza, scaldiamo i motori, riempiamo il serbatoio, mettiamo le cinture e prepariamoci per una nuova estate insieme. Abbiamo bisogno gli uni degli altri.


A presto.

TANTE IMMAGINI PER UN QUADRO

Martedì, 11 Giugno 2013



Finisce una settimana che già ne inizia un'altra. E' questo il bello della World League, non ci si ferma un attimo, si gioca e si rigioca poi si viaggia e nuovamente si gioca ancora ancora e ancora! Poi se si vince tanto meglio e infatti il week-end appena trascorso ci ha visto vincere due partite che tra loro hanno regalato emozioni, osservazioni e pensieri in un certo senso diversi tra loro e per questo utili a codificare, per ora, almeno due immagini che questa squadra ha disegnato in campo.

La prima immagine è quella di una squadra solida, che comanda fin da subito, che sa, perchè se lo sente addosso e dentro, che non può perdere. Non è da interpretare come atteggiamento presuntuoso né come un atteggiamento superficiale forse proprio perchè non è nemmeno un atteggiamento, o almeno non lo è in partenza. Premetto che io sono uno di quelli che è convinto che tutto passa dal fare, soprattutto nello sport. Per questo, secondo me, una squadra non avrà mai l'atteggiamento da squadra vincente se non si esprime bene in campo con tecnica e tattica. Certo non potrà sempre andare tutto a gonfie vele ma è altrettanto vero che sotto un certo livello non bisogna mai calare. Mai. Per questo credo che la maggior parte delle volte giocare bene a pallavolo implica un atteggiamento positivo, aggressivo, concentrato, lucido e non il contrario. Esistono le eccezioni, ovviamente, ma fondamentalmente è quasi impossibile vedere una squadra che gioca male e che contemporaneamente è aggressiva, grintosa, euforica. Certo, questi ultimi tre aggettivi aiutano un gruppo affinché esso possa conquistare una vittoria, aiutano a farlo giocare meglio dello scolastico 'sufficiente', ma non sono i pilastri di una squadra che vince nel tempo. Tornando alla partita, venerdì abbiamo tecnicamente comandato la partita e l'atteggiamento è stato di conseguenza un vero portento. Che figata sentire quest'energia nelle vene. E' iniziato tutto bene ed è finito ancora meglio.

Arriviamo a domenica. La seconda immagine. Una squadra che viene attaccata, che si sa difendere, ma non trova la manopola del cambio. La manopola c'è e si trova lì in quel rettangolo ma ogni volta che prova ad afferrarla lei scivola. Sembra un viaggio maledetto. La squadra è in difficoltà, in grande difficoltà, ma è consapevole che il momento sta arrivando. Non è sempre come nelle favole in cui quel momento arriva e tutto cambia in un baleno. No. Il punto è che questo momento arriva sempre ma bisogna saperlo sfruttare. Noi domenica lo abbiamo sfruttato. Sono incazzato per aver perso un punto ma sono anche felice e ora vi spiego perchè. La Germania ha giocato alla grande e noi no, ma riprendendo il filo della premessa che ho fatto qui sopra, non siamo mai scesi sotto un certo livello. Quella linea sottile che ti fa mollare, che prima ti scalfisce e poi ti abbatte. Quella linea è come il margine di un burrone: se cadi non puoi più contare su te stesso ma sulla speranza di non farti troppo male (anche se poi ci devi sempre riprovare a risalire perchè ogni tanto si cade, è inevitabile), se invece rimani sempre sopra quella linea e ogni tanto la annusi saprai perfettamente che quando ne senti l'odore si materializza davanti a te una grande opportunità. L'occasione di imparare, di guardare, di vivere dentro alla difficoltà. E affrontarla. Con la rimonta di domenica oltre ad aver vinto una gran partita siamo saliti ad un piano più alto. Ogni squadra per diventare ciò che sarà deve correre e la strada, per esperienza, è sempre in salita. In parole povere cari ragazzi, per godere bisogna sempre faticare.


Sono due diverse ma significative immagini e dato che una squadra è fatta di tanti e diversi individui è logico che le immagini che lo formano e che lo formeranno saranno varie e diverse ma con un contorno ben definito. Immaginate un quadro. Dentro ci sono i colori: vivaci, neutri, scuri, chiari; e ci sono le forme: spigolose, arrotondate, arricciate. Poi c'è la cornice, ovvero il contorno ben definito di cui parlavo poco fa. Deve essere solido, perchè se sbatte non deve rompersi, e poi deve essere la struttura portante della meraviglia che comprende all'interno.

All'interno quello che succederà lo stiamo cominciando a scoprire…come quando si staccano i petali di una margherita. In fondo siamo ancora in primavera. E siamo tutti molto curiosi di vivere l’estate che verrà.

TRASFERTA SIBERIANA

Martedì, 18 Giugno 2013



Vi scrivo dal posto accanto al finestrino, in coda all'aereo che sta volando verso Surgut, nostra prossima tappa di World League. Terra Russa, Siberiana per la precisione. Venerdì e sabato giocheremo contro 'la squadra da battere'. Lo dimostrano il ranking mondiale e l'Olimpiade di Londra, e anche queste prime partite di World League lo confermano. Batterci con i migliori è da sempre stato il nostro obiettivo, il nostro chiodo fisso. Presto il nostro desiderio si materializzerà. Un po' come nei sogni premonitori, in cui provi un senso di curiosità mischiata ad emozioni apparentemente contrastanti come ansia e spregiudicatezza, come coraggio e paura. Quando 'senti' l'evento queste emozioni vanno di pari passo e tu devi saperci convivere, anzi devi volerlo, come se convivessi con la tua donna. Questo è il bello dello sport, che assomiglia ad una storia d'amore...con alti e bassi, gioie e dolori, baci e schiaffi. Certo essere accerchiato da tanti maschioni pelosi, in questo senso, non è il massimo ma so che avete colto la metafora  che ho usato e descritto con sfumature romantiche.

Le partite contro Cuba sono andate molto bene infatti abbiamo conquistato due vittorie senza perdere nemmeno un set. La cosa più bella però di queste due sfide è stata la gente prima di Torino e di Firenze poi. Meravigliosa. Ci siamo davvero sentiti a casa. Con Firenze in particolare ormai si è creato un feeling speciale infatti quando tra di noi, in spogliatoio o in pullman o durante i vari pasti, ne parliamo speriamo ogni anno di tornare nel capoluogo fiorentino per rivivere quelle emozioni che solo il Nelson Mandela Forum è in grado di trasmettere. Purtroppo la partita è stata un po' soporifera, non proprio entusiasmante secondo il mio punto di vista ma l'energia che c'era li dentro si sentiva eccome. Sembrava come se quel palazzetto da un momento all'altro sarebbe potuto scoppiare. Quindi...grazie di cuore!


Ora ritorno a leggere il mio nuovo libro sperando di atterrare presto, la Siberia è proprio lontana. Fuori dal finestrino il colore del cielo è grigio, le nuvole sono poche, quasi trasparenti e lasciano intravedere le deboli luci delle poche città che ci sono in queste zone vastissime. I segnali luminosi delle ali si sono accese, sta calando la notte e quando arriveremo, dopo una doverosa doccia e fuso orario permettendo, ci ficcheremo sotto le coperte. Il domani è ormai alle porte e il volley ci aspetta.

QUANTO SOLE

Mercoledì, 20 Giugno 2013



Siamo lontani da casa ma voi non vi rendete conto quanto ancora è lunga la Russia. Ogni volta che apro Google Maps e digito Russia strabuzzo gli occhi e forse mi si spalanca anche un po' la bocca. Se poi ci digitate Surgut vi accorgerete che non siamo nemmeno a metà. Ok, ora che ve ne siete accertati, perchè so che lo avete fatto, torniamo a noi. Per farvi capire che siamo parecchio lontani vi dico che qui il sole, in questo periodo dell'anno splende, anzi, illumina credo sia il verbo più adatto, circa venti-ventuno ore al giorno. Durante l'inverno ovviamente è il contrario, è quasi sempre buio. Non so con certezza se si arrivano a vedere giornate intere con nel cielo solo la luna o solo il sole ma credo sia molto probabile sia così. Non vorrei recitare la parte di un astrologo o di uno scienziato, quindi per prudenza uso qualche condizionale in più. Se volete togliervi il dubbio tornate su Google, io lo farò dopo.

La cosa quanto comica quanto tragica in tutto ciò sta le tende delle camere di questo piccolo ma accogliente hotel. Sono chiare e la luce non trova ostacoli per infastidire il nostro sonno. Siamo arrivati qui ieri verso le 4 del mattino e, appena scesi dall'aereo, abbiamo indossato gli occhiali da sole. Una volta sotto le coperte provare ad addormentarsi provocava un surriscaldamento del sistema nervoso. Mentre stanotte, a mezzanotte, il sole stava appena cominciando a tramontare e la situazione mi faceva sorridere. E' proprio vero che il mondo è bello perchè è vario.

ENERGIA CONTAGIOSA

Mercoledì, 3 Luglio 2013



Sono passate due settimane dall'ultima volta e un po' di cose sono successe. Dall'emozionante e dal proficuo week-end in Russia alle ultime partite contro l'Iran. Partite che sembravano perse e poi rimontate o partite che sembravano vinte e poi sorprendentemente messe in bilico. Questo è lo sport, questa è la pallavolo. Per fortuna ci aggiungerei! Sicuramente c'è stato da soffrire ma soprattutto c'è stato da divertirsi. Senza scendere nei particolari tecnici delle varie partite volevo focalizzare la mia attenzione nell'ultima immagine che ancora ho impressa nella mente: la passionale gente di Sassari. Facendo un passo indietro, nella partita persa contro l'Iran a Modena, in spogliatoio oltre ad essere amareggiati per il risultato lo eravamo anche per quello che in campo abbiamo 'sentito', o meglio, non abbiamo 'sentito'. Sicuramente non ci siamo sentiti a casa e i tifosi avversari sono stati (oltre che numerosi ma sempre meno del restante pubblico modenese) sorprendenti! Trombette, salti, voce, cori...metteteci tutto quello che volete ma sono stati i più presenti in un palazzetto in cui dovrebbe essere stato il contrario. Come infatti è stato 48 ore dopo a Sassari. Ammetto che nelle mie parole c'è sia un filo di amarezza come ho scritto qui sopra e anche un accenno di critica. Critica ben razionalizzata. Questa Nazionale merita tanto e in egual misura noi, squadra, crediamo che la gente che ci sta vicino e che fa sacrifici per farlo lo meriti altrettanto. A Firenze, Torino, Cuneo e ora posso dire con gioia anche Sassari, (gli anni scorsi ricordo con piacere le partite a Parma, in Sicilia, in Puglia, in Abruzzo, nelle Marche, in Veneto) la gente l'abbiamo sentita sulla pelle, nel cuore! Noi tutti ci auguriamo di tornare presto proprio in questi posti che tanto ci hanno lasciato. Siamo una squadra grintosa, un po' casinista (in senso agonistico), ormai lo avete percepito anche voi. Proprio per questo ci piace la gente che in questo ci assomiglia, ne abbiamo bisogno. Del resto la Nazionale è proprio questo: mettere in campo con i fatti i cuori pulsanti della gente che con passione ci sta vicino e intorno. È una chimica che non si spiega, non ha regole, ha solo un'infinita e meravigliosa energia contagiosa! E spesso, per non azzardare un sempre, è anche vincente oltre che contagiosa.

Spesso ci criticano, soprattutto quando si perde (niente di più facile mi viene da pensare) e noi continuiamo (giustamente) a lavorare, a credere, a insistere in quello che una squadra Nazionale ha il compito di fare, cioè lottare con etica, senza crearsi alibi e con un forte attaccamento alla maglia. Con umiltà mi permetto di dire che possediamo queste peculiarità e le sottolineo con convinzione. Con la stessa umiltà e con la stessa convinzione dico quello che sento, anzi (allargando un po' il cerchio e comprendendo chi insieme a me quotidianamente condivide gioie e dolori), che sentiamo.

Ora siamo in terra serba, a Novi Sad, e mi porto a presso l'immagine nitida di Sassari, di quella gente che ci ha aiutato a vincere, che si è sentita protagonista di una serata emozionante che né loro né noi dimenticheremo. Domenica abbiamo vinto davvero tutti.


Grazie.

UN BRONZO DALLE SFUMATURE LUCCICANTI

Lunedì, 22 Luglio 2013



Il tempo delle schiacciate, delle difese, delle battute, dei silenzi per mantenere la testa lucida e concentrata è finito. Almeno per un po'. Ora scrivo.

È finito tutto poche ore fa e nel pullman che ci porta all'aeroporto di Buenos Aires la gioia è ancora molto viva in noi. Una gioia che contiene molte sfumature colorate. Ci siamo presi un'altra gran bella medaglia, abbiamo vinto un'altra gran bella sfida con noi stessi...e non solo. Si, perché di cose in queste due settimane circa ne sono successe: dalle partite ai risultati, dalle scelte alle chiacchiere, dalle 'gufate' alla medaglia.

Una delle sfumature (forse è addirittura quella col colore più vivace) di cui parlavo sopra riguarda il fatto che per l'ennesima volta siamo stati una squadra. Una vera squadra in campo e, soprattutto, fuori dal campo. Abbiamo fatto tutti la stessa cosa: prima di tutto abbiamo sempre e continuamente pensato a vincere le partite, a dispetto di qualunque cosa. La costruzione di una vittoria non parte dal primo pallone di una partita ma parte molto prima, da molto dentro. Mantenere un'idea, una mentalità, uno stile è l'imperativo per un gruppo di individui che vuole diventare una squadra unita e vi assicuro che è una delle cose più difficili da creare in uno sport di squadra, come è quello della pallavolo.

Altre persone, invece, prima della nostra partenza per la terra della Patagonia hanno parlato, più o meno a sproposito se mi permettete un pungente ma educato giudizio. Siamo dotati di orecchie per sentire e di occhi per vedere, così un po' increduli, un po' incazzati e con una risata a denti stretti che ci ha disegnato il viso ci siamo legati l'uno con l'altro e in silenzio abbiamo fatto quello che in quel momento contava più fare. Pensare a noi stessi. Io aggiungo anche una nota strettamente personale: non abbiamo ceduto e risposto a provocazioni di vario tipo perché per l'ennesima volta ci siamo comportati come una squadra Nazionale si deve sempre comportare, cioè da signori. E continuiamo ad esserlo tutt'ora.

Un'altra sfumatura colorata vista in questa World League è stato il grande cuore che abbiamo dimostrato di avere. Dalle rimonte, alle pretese in noi stessi, ai momenti di grande nervosismo e quelli di grande gioco, fino alla voglia di vincere condita sempre e comunque con un bel po' di sofferenza. Sportiva, intendiamoci. Anche se spesso in quel rettangolo di gioco la differenza tra vincere o perdere sembrava molto vicina alla differenza tra vivere o morire. Abbiamo davvero vissuto ogni centimetro di questo lungo e faticoso torneo. Siamo fatti così e ne andiamo molto orgogliosi.

E poi, quanto ci siamo divertiti... Arrivati in Argentina a Mar Del Plata (dopo ben ventisette ore di viaggio cronometrate rigorosamente) il fuso orario, nei primi giorni, per alcuni si è fatto sentire e dato che ci siamo mossi verso ovest tendevamo ad addormentarci molto presto e quindi a svegliarci anche molto presto. Al punto tale che fuori iniziava appena ad albeggiare. Così le colazioni all'undicesimo piano del nostro hotel diventavano chiacchierate lunghe e piacevoli, e il 'café con un poco de leche' andava sorseggiato con tutta calma. L'espresso italiano, anche se è nettamente il caffè più buono del mondo, è troppo spesso sinonimo (lo dice anche la parola stessa) di fretta e furia. Ricordo l'unico pomeriggio senza allenamento o partita, dove una semplice passeggiata in spiaggia (Mar Del Plata è davvero bella anche se in questo periodo dell'anno maledettamente fredda) ci ha alleggerito un po' lo stress che, comunque, delle finali ti mettono addosso. I nervi devono essere tesi, ma mai troppo e mai troppo poco.

Ricordo quella felicità che pompava sangue in ogni vena del nostro corpo provata ieri sera quando quell'ultima palla, finita out, ci ha permesso di vincere un'altra medaglia.

Siamo consapevoli di poter e dover fare di più. Raggiungere i migliori è questione di dettagli, ma dato che i dettagli fanno la differenza, nel nostro futuro i miglioramenti dovranno essere piccoli ma significativi.


Questa World League ci ha fisicamente e mentalmente consumato. Ora è tempo di staccare la spina per un po', alleggerire la mente e ricaricare le batterie.


Un abbraccio a tutti.

PAROLE DI VIGILIA

Lunedì, 16 Settembre 2013



''And there has always been laughing, crying, birth, and dying. And heal and grow and recreate and raise and nurture. What will be will be and so it goes and there will always be stop and go and fast and slow, action, reaction''.

Mentre ascoltavo una canzone mi hanno colpito, quasi illuminato e istintivamente collegato ai pensieri naturali di una vigilia, queste parole. E dato che nulla succede per caso ho fatto agire la ragione a quello che l'anima mi ha, diciamo così, suggerito.


E' un po' che non ci sentiamo, è vero. Effettivamente queste settimane di preparazione sono state piene, intense, colmi di valori e di significati. Me li sono goduti fino all'ultima goccia.

Senza guardare al passato e tantomeno al futuro posso dire che la frequenza in cui ci siamo sintonizzati mi garba molto. Ci siamo allenati tanto, forse mai così tanto in passato. A volte abbiamo cambiato punto di vista, a volte è stata dura, a volte è stata una scoperta nuova, entusiasmante. Questa volta mi riesce difficile spiegare e argomentare i miei ragionamenti e vi dirò la verità, questa volta, non mi va nemmeno tanto perchè ne vado quasi geloso. Questo gruppo è stato insieme tanto quest'estate e spesso non ci va nemmeno tanto di esternare quello che siamo e quello che sentiamo, ci piace silenziosamente condividere e riservare per noi pensieri, momenti ed esperienze!

Siamo alla vigilia dell'Europeo 2013 e di giocarlo ne abbiamo davvero tanta voglia. Siamo curiosi di metterci all'opera, di vivere un momento importante che sarà sicuramente un miscuglio di emozioni: ''stop and go, action and reaction'', giusto per rialacciarmi alle note musicali che mi hanno fatto decidere di tradurre in parole qualche mia sensazione dedicata anche a voi che, ne sono convinto, state aspettando quanto noi questo ormai vicino e atteso debutto.

A Cavalese, come sempre, siamo stati meravigliosamente. Tanta, tantissima gente ci ha voluto trasmettere qualcosa e vi assicuro che abbiamo portato nelle nostre valigie tutto quello che di buono abbiamo percepito. A Schio, per l'ennesima volta, ci siamo stretti ed emozionati insieme a voi. E' stato bellissimo e per questo vi ringraziamo.

Ora non siamo in Italia, eravamo pronti per partire e siamo partiti. Torneremo. Come? Quando? Sarebbe stupido rispondere in maniera netta. Sinceramente anche perchè non stiamo pensando a come torneremo ma stiamo solo aspettando di viverci questo viaggio che non sappiamo, e nemmeno vogliamo saperlo, dove ci porterà. Ce lo godremo all'istante, in ogni sua sfumatura. Ce le godremo con l'intenzione di avere e non di desiderare. C'è una gran bella differenza.

DA UNA FINALE AD UN NUOVO INIZIO

Venerdì, 18 Ottobre 2013




Mannaggia a me quanto tempo e quante cose sono successe in questo mese. Da dove comincio?

Di solito quando leggo un giornale, una rivista, un articolo, non so per quale assurdo motivo, inizio a leggerlo dalla fine e poi risalgo al contrario. Con i libri no perchè sarei da ricoverare però quando mi capitano tra le mani testi più o meno brevi ho questo vizio di buttare l'occhio subito in fondo a piè pagina. Detta questa particolarità che mi ha sempre fatto sorridere potrei iniziare dalla fine ma sarebbe tutto più chiaro se andassi con calma e con ordine. Piuttosto, non fate come me, leggete anche voi con calma e con ordine. Dall'inizio.


Ennesima emozionante Squadra Nazionale (così mi piace chiamarla quando scrivo di Lei, con le iniziali maiuscole), ennesima medaglia, ennesima esperienza che ha marchiato a fuoco tanti cuori. Chi ci sta vicino deve avere un cuore enorme, un fegato particolarmente sviluppato e una fede che spesso va oltre ai limiti umani. Deve essere un po' come noi che pur soffrendo si diverte un sacco!

Ormai lo avranno detto tutti: gli infortuni, i vari sestetti, chi ha schiacciato da posto due e poi da posto quattro, chi è entrato e chi è uscito e chi è nuovamente rientrato, chi per poco, chi per tanto, chi con la testa, chi con i muscoli, chi con la pazienza e l'esperienza, chi con la foga e la spregiudicatezza. Tutto vero per carità. Ma non basta per capire a fondo quest'ultimo Europeo.

E' altrettanto vero che allenarsi in un modo per un mese e mezzo (aggiungo, inoltre, ad altissimo livello) per poi trovarsi il giorno prima, esattamente il giorno prima del debutto a Odense, con l'obbligo di doversi trovare a giocare probabilmente in un modo che mai avevamo allenato non è simpatico. Anzi è proprio una gran rottura di palle. Scusate! Poi quello che è successo lo sappiamo tutti e non voglio star qui a fare la cronaca dell'Europeo, non mi piace farlo. Voglio provare solo a rivivere, attraverso le parole, le sensazioni vissute per cercare così di essere ai vostri attenti occhi il più autentico possibile. Autentico come sono state le mie emozioni. Autentiche.

La parola che ho in mente in questo preciso momento è una sola e la scrivo subito: nonostante! Si, perchè siamo stati tutto nonostante tutto. Questo mi fa venire i brividi.

In tutta la mia carriera, e sottolineo tutta, le manifestazioni o le annate storte sono iniziate sempre con qualche stop obbligatorio (mi viene da pensare al cartello esagonale e rosso che troviamo per le nostre strade al quale devi per forza rimettere la prima per ripartire), come ad esempio i problemi fisici all'interno del gruppo o i problemi di carattere generale il quale però andavano direttamente ad interrompere il 'ritmo' di una squadra. Per farmi capire bene e per come lo intendo io, il 'ritmo' è, come diceva Raf, quel ''battito animale'' che lega un gruppo in un unico movimento e che lo fa andare nelle giusta direzione. Credo che negli sport di squadra tra i vari componenti ci debba essere ritmo, chimica. Usando questa volta le parole di Alessandra Amoroso forse riesco a rendere ancora meglio l'idea: ''dove finisci tu, comincio io''. Proprio questo fa di una squadra un gruppo unito, in campo.

Ecco perchè in questo senso l'esperienza danese mi ha arricchito tantissimo. Quello che, prendendo in considerazione le mie passate esperienze, doveva succedere non è successo. Abbiamo conquistato una brillantissima medaglia. La verità è che si puntava al gradino più alto del podio, non lo voglio assolutamente nascondere; sapevamo di poter competere con i migliori, ora sappiamo anche di poter competere con i migliori nonostante. Partecipare ad un torneo di altissimo livello internazionale con una media di età record per il movimento italiano, sopportare 'qualche' incidente di percorso e usare tutte le energie per pensare solo a vincere senza cercare alibi e senza nemmeno crearseli è stato un passo di grande maturità che un gruppo di persone difficilmente fa in così pochi giorni e soprattutto in giorni così delicati e colmi di tensione. Il grande insegnamento di quest'ultima medaglia d'argento consegnataci allo stadio di Copenaghen è stato proprio questo. Conquistare la finale è stato il massimo se penso alla strada che abbiamo percorso dalla prima all'ultima partita, la Russia quella domenica ha meritato di vincere e la convinzione che ho avvertito in quello stadio meraviglioso, ma troppo freddo per giocare a volley, alla fine della premiazione è che potevamo uscire orgogliosi e a testa altissima. Abbiamo dato davvero tutto, tutto quello che i nostri corpi e le nostre anime potevano dare in quel momento. E' molto appagante sentire questa consapevolezza. Continueremo per conquistare quel metallo prezioso che ci manca e abbiamo tre anni davanti in cui le occasioni non mancheranno. Ma intanto godiamoci queste numerose medaglie che fino ad ora ci siamo conquistati mettendo in campo e in spogliatoio qualcosa in più delle schiacciate e dei muri, quel qualcosa in più che nessuno vede ma che, secondo me, tutti percepiscono quando ci guardano. E vi dirò di più, chi non riesce a percepirlo sappia che c'è e basta. I pregiudizi tante volte offuscano i sensi primitivi di tutti gli essere umani.


Torno a casa. Avevo tanta voglia di tornare un po' a casa mia. Ero molto stanco e sapevo che presto sarei dovuto partire per la mia nuova esperienza russa. Dovevo rimettermi subito in pista ma a rimettermi in pista ci hanno pensato i problemi con il visto. Tra nuove regole doganali, ritardi tra le varie ambasciate e maledetta burocrazia arrivo a Belgorod solo l'11 ottobre. Fa più caldo che in Italia. Il 16 si gioca la Supercoppa che assegna il primo trofeo stagionale. Giusto il tempo per fare un paio di allenamenti coi nuovi compagni e scendiamo in campo davanti ad un pubblico numerosissimo, e così per la prima volta nella sua storia il Lokomotiv Belgorie vince la Supercoppa dopo una partita lunga e avvincente. Che bello iniziare così.

Sono qui da una settimana e l'impatto è stato molto positivo ma avremo tempo per condividere modi, maniere e mentalità di questa nuova cultura che sto piano piano (in russo 'ciut ciut' e mi fa un sacco ridere quando lo dicono) conoscendo. L'inizio è sempre un caos, nuova casa, varie commissioni da fare, nuove strade (per memorizzarle vi racconterò come ho fatto, mi prenderete per matto), nuova lingua. Insomma davvero tante cose nuove, ma ripeto, ve ne parlerò prossimamente.

Ora mi stendo un po', tra poco mi alleno. Ma prima un bel caffè fatto con la moca italiana, il mio primo acquisto.


Pakà!

VI RACCONTO...

Venerdì, 25 Ottobre 2013



Dopo due settimane qui a Belgorod posso cominciare a raccontavi qualche storiella, non come quelle che si raccontano ai bambini prima di andare a letto e nemmeno come quelle che gli amici, senza troppo pudore, si raccontano in un pub davanti ad una birra e qualche patatina fritta! Dato che siamo tutti cresciuti ormai e non siamo in un pub io la storiella ve la racconto lo stesso, poi voi fate come vi pare. Immaginatevi dove e come meglio credete, proprio come fate quando leggete un libro, o meglio quando personalizzate quelle pagine bianche riempite da inchiostro nero che poco alla volta, grazie alla vostra immaginazione, si trasforma in un arcobaleno di colori e con loro tutte le sfumature possibili.

La prima conoscenza sono con due dirigenti della squadra che mi vengono a prendere all'aeroporto di Belgorod. Stretta di mano, quattro chiacchiere (tra gesti e un po' di Tarzan-inglese, come lo chiamo io quando l'inglese non è sempre fluido) e monto in macchina. Imbocchiamo la strada principale e davanti a noi appare una specie di Tour Eiffel tutta illuminata di luce viola. Non è ovviamente la Tour Eiffel parigina ma sotto un cielo stellato e così illuminata è stupenda. Di fianco a me si accorgono del mio stupore e della curiosità di sapere cosa fosse, così sorridendo mi dicono: ''casa tua''. No, non avete capito, i simpaticoni intendevano che se, nei primi giorni, per strada mi perdo basta che alzo la testa, cerco la torre e la prendo come punto di riferimento perchè casa mia è proprio da lì a pochi metri. La torre non è casa mia, ovviamente. Anche se per un attimo ho fantasticato anche io!

E' tardi ormai quando entro in casa e ovviamente la mattina dopo ci si allena, così mi portano a comprare qualcosa per la colazione dell'indomani. ''Ma come, a quest'ora? Sarà tutto chiuso!'' dico io. E invece proprio vicino a casa mia e vicino a quella torre tutta colorata (che poi è una mega antenna televisiva) c'è un supermarket aperto 24 ore su 24 e 7 giorni su 7. I miei occhi si illuminano di nuovo. Mi piace da morire pensare che se a mezzanotte, pronto per un bel film da guardare disteso a quattro di bastoni sul divano, hai voglia di qualcosa che non hai in casa puoi mettere la giacca e andare al supermercato e comprartela invece di dover sopprimere nella notte quel languorino che ti divora lo stomaco.

Il giorno dopo è importante per conoscere le strade più importanti, ovvero: casa-palestra pesi, casa-palazzetto. Con il palazzetto è stato facile, due curve in qualche centinaio di metri e sono arrivato. Mentre per la palestra pesi mi sono ingegnato. La strada è più lunga e con qualche dettaglio in più (semafori, rotonde, svincoli, autovelox). Da palleggiatore ho buona memoria ma per evitare di rimanere in mezzo chissà dove accendo la videocamera del mio cellulare e mentre seguo il dirigente che mi accompagna per insegnarmi la strada filmo tutto. Con una mano tengo il telefono con l'altra guido e cambio marcia (a dir la verità mi sono fatto quasi tutta la strada in seconda per non rischiare di fare troppi danni). Beh, per ora non ho mai sbagliato strada a parte una volta mentre tornavo dal supermercato (non quello vicino a casa mia) ma con una coraggiosa inversione a U in una strada con doppia linea continua ho risolto la situazione. Un dettaglio, ma non ditelo alla Polizia!

Però ne è valsa la pena perchè aver scovato questo nuovo supermercato mi ha aperto un mondo: mozzarella, pasta, olio extravergine, aceto balsamico e molti prodotti italiani. Ho trovato anche il Chianti! Non ho mai cucinato così tanto…e mi diverto pure.

La temperatura ogni giorno che passa si avvicina sempre di più allo zero, di giorno si sta bene ma di sera le mie felpe col cappuccio sono utilissime.


Basta storielle per stasera, vado a bermi il Kefir. E se non sapete cos'è, non andate su Google perchè magari capirete letteralmente di cosa si tratta ma non capirete, se non siete mai stati in Russia, cosa veramente questo momento (e non questa parola) significa. Ve lo racconterò la prossima volta, anzi ve lo spiegherò meglio perchè tanto so già che andrete su Google appena finirete di leggermi. Impazienti!

L'avrei fatto anche io.


Andate a cercarvi questo piuttosto: спокойной ночи.

NON E’ QUELLO CHE SEMBRA

Lunedì, 4 Novembre 2013



La prima volta che ho assaggiato il Kefir è stato un po' traumatico. Non mi è piaciuto per niente. Tra le risate dei miei compagni di squadra che guardavano divertiti le mie smorfie mentre deglutivo mi continuavano a dire che poco alla volta mi sarebbe piaciuto. Io non ne ero molto convinto e non avevo nessuna intenzione di riprovarci.

Ma facciamo un passo indietro. Quando siamo in ritiro (e giocando ogni tre giorni siamo in ritiro molto spesso) ci danno sempre il programma della giornata e tra i vari orari di allenamenti, pasti, partenze, riunioni c'è anche, prima di andare a letto, il momento del Kefir. Quest'ultimo ovviamente è facoltativo ma, alla fine, piace a tutti. Ci si ritrova in sala pranzo e a tavola, oltre alle caraffe di Kefir, ci sono anche dei biscotti o qualche sfizioso dolcetto. Il Kefir è una bevanda bianca, densa quasi come lo yogurt ma più del latte, per capirci. Si beve ed è una sostanza che proviene dal latte. Dopo vari processi di fermentazione prende una forma corposa e un retrogusto un po' acidognolo che lo rende speciale. Il Kefir fa bene alla salute, infatti è una sostanza molto nutriente, velocizza il metabolismo e aiuta la digestione. Si dice che durante la notte il Kefir, agendo sul metabolismo, fa perdere circa 200g di peso.

Inoltre il Kefir, secondo me, fa bene alla salute perché lo si beve in compagnia. Una normale ‘merenda’ si trasforma così in un particolare momento di condivisione, in questo caso con i propri compagni di squadra. Si scambiano quattro chiacchiere in tranquillità mentre si sorseggia il Kefir, accompagnando il tutto magari con qualche buon biscotto. E poi tutti a nanna. Il Kefir ci ha messo una paio di volte per essere apprezzato dal mio palato e ora ammetto che mi piace parecchio ma soprattutto e da subito ho apprezzato la scoperta, oltre che di una bevanda, di una nuova usanza. Un'usanza della cultura russa che ho trovato meravigliosa.

In questo momento, mi trovo in viaggio verso la Repubblica Ceca (Ostrava), dove disputeremo l'ultima partita di questa prima positiva parte di stagione. Il campionato russo si è già fermato ieri per permettere alla nazionale russa di preparare la Gran Champions Cup in Giappone, dove ci sarà anche la Nazionale Italiana. Solo le squadre che giocano le coppe europee saranno impegnate fino a domani. In Italia il programma è decisamente differente.

A Belgorod incredibilmente ancora non fa freddo, insomma la temperatura è abbondantemente sopra lo zero. La cosa che invece mi rompe le scatole, con tutto il rispetto, è il cirillico. Il cirillico è l’alfabeto russo (e non solo), con lettere e accenti diversi dal nostro alfabeto. Assai diversi. Insomma per un novellino come me è incomprensibile. Secondo me per cominciare a imparare una lingua è di grande aiuto la lettura. Non dei libri, intendiamoci. Ad esempio, mentre si va in macchina, dei cartelli stradali o delle insegne pubblicitarie o di qualunque cosa trovi lungo il tragitto, anche le cose più banali. Di solito si trova sempre qualche figura accanto che può aiutare la comprensione di quello che si legge. Tuttavia, leggendo il cervello si attiva e poco alla volta, nella testa, rimane qualche nuova nozione che diventa poi utile per capire e imparare qualche nuova parola. Purtroppo col cirillico è impossibile, perchè nel momento in cui si è impegnati nel tradurre ogni singola lettera il cartello è già passato o il semaforo è diventato verde e devi ripartire. Questa cosa rende più difficile la possibilità di imparare una nuova lingua. In più quando i russi comunicano tra di loro vanno alla velocità della luce e spesso usano qualche tipo di 'slang', quindi anche in questo caso tutto si complica. Che volete che vi dica, se non è un'impresa che gusto c'è?


In fin dei conti: pensavo che il Kefir non l’avrei più bevuto dopo la prima volta, pensavo facesse molto più freddo, pensavo che la lingua fosse più, diciamo così, ‘orecchiabile’. E invece....

DAL GIAPPONE...

Giovedì, 28 Novembre 2013



Il Giappone è un gran bel paese e Tokyo è forse la più bella città che io abbia mai visto in vita mia!!!

Due anni fa alla World Cup, sempre in Giappone, arrivammo quarti per differenza set. Si, quella World Cup che ci ha fatto capire che a Londra 2012 ce la saremmo potuta giocare con le più forti al mondo. Quella World Cup che fu per molti di noi l'esperienza più bella di una carriera pallavolistica, al di là di quello che è stato poi il risultato finale. Ecco perché per me il Giappone avrà uno spazio speciale nel mio cuore.

Sono passati due anni: è cambiato il torneo, è cambiata la squadra, sono cambiati gli avversari. Sono cambiate le condizioni. Quelle condizioni che a differenza di tutte le altre nazionali non abbiamo avuto prima di disputare un torneo di alto livello. Le regole ufficiali dicono che prima di ogni manifestazione (quando si parla di squadre nazionali) i giocatori si debbano riunire per prepararsi presumibilmente bene all'evento 15 giorni prima di quest'ultimo. Ovviamente questa non è una polemica ma un dato di fatto. Ora, io non sono il presidente di nulla o dirigente o amministratore delegato o qualsiasi altra cosa del genere. Io sono un giocatore. Che ha un cervello pensante. E da giocatore credo che la Nazionale sia il patrimonio (lo dice la parola stessa) del proprio paese e per esso bisogna stringersi, legarsi e muoversi, almeno per lei, insieme come in un'esecuzione perfetta del nuoto sincronizzato. Non so chi decide, non so che cosa, non so come e sinceramente non lo vado cercando. Non è questo il punto. Sono convinto che ognuno provi sempre a fare il meglio delle proprie possibilità, o almeno così mi piace pensarlo. In Russia, dove gioco quest'anno, il campionato si è fermato 17 giorni prima dell'inizio della World Gran Champions Cup. Sono convinto che sia stata una battaglia per trovare spazio per tutti e per tutto (mi rendo conto che non è mai semplice incastrare partite di campionato e di coppa con quelle della Nazionale, soprattutto quando tutto ciò succede nel bel mezzo dei vari campionati nazionali), ma alla fine per la Nazionale i vari enti pallavolistici (Lega , Federazione) si sono giustamente uniti. Perché la Nazionale è di tutti. Non so in Brasile, in Iran, in USA e in Giappone come siano andate le cose ma certamente le rispettive squadre nazionali di questi paesi hanno avuto il tempo per preparare la manifestazione. A differenza invece di noi. Prepararsi, in ambito sportivo, è fondamentale altrimenti tutti quei discorsi che il lavoro paga dove vanno a finire? Per fortuna abbiamo un campionato competente con Club in cui si lavora con dedizione e tutti noi (che ci siamo trovati in aeroporto) ci siamo presentati in buone condizioni fisiche e tecniche. Il risultato è stata una medaglia, ancora di bronzo. E anche se una medaglia è sempre una meravigliosa conquista, questa volta sento il rammarico di aver sciupato una ghiotta occasione per conquistare quell'altro metallo...il più luccicante! È una mia personale sensazione.

Non so bene se ci sia stata polemica su questo argomento in Italia, da qui faccio fatica a rendermene conto, ma credo di no! Ci sono milioni di polemiche inutili in questo mondo, una volta che si può polemizzare costruttivamente su qualcosa che è caro a tutti noi amanti del volley sembra che tutto taccia.


Questo torneo ci ha fatto capire, per l'ennesima benedetta volta, che siamo comunque lì, ad un passo dalla cima e forse quando arriveranno i tempi delle manifestazioni ancor più blasonate riusciremo a...fare di più!

"Chi vuole arrivare alla cima di una scala assai alta deve salire, non saltare"


Ora mi trovo in volo verso Novosibirsk dove disputeremo una gara di campionato. Qui si che ti si gelano anche i peli delle narici. Ma col mio kit da eschimese sono in una botte di ferro, anzi, in una botte di fuoco.


Un abbraccio a tutti.

BUON NATALE ITALIA

Mercoledì, 25 Dicembre 2013